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 LA SCONVOLGENTE TESTIMONIANZA DI UNA EX SUORA DI CLAUSURA PARTE 2

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AutoreMessaggio
filippo

filippo


Data d'iscrizione : 27.01.10
Età : 44

LA SCONVOLGENTE TESTIMONIANZA DI UNA EX SUORA DI CLAUSURA PARTE 2 Empty
MessaggioTitolo: LA SCONVOLGENTE TESTIMONIANZA DI UNA EX SUORA DI CLAUSURA PARTE 2   LA SCONVOLGENTE TESTIMONIANZA DI UNA EX SUORA DI CLAUSURA PARTE 2 EmptyGio Ago 18, 2011 10:50 pm

I PRETI

Alla madre superiora non importa nulla delle care suore.
Quando il prete viene in convento viene come nostro padre-confessore. Una volta al mese dobbiamo confessarci.
Non volevo andarci.
Sapevo chi c'era lì; non lo conosco personalmente,
ma so per certo che è un prete.
Conosco bene quei preti.
E vi assicuro che non mi fido di nessuno in convento.
Naturalmente, non
sto parlando di tutti i preti in assoluto.

Non posso conoscerli tutti. Ma in base alla mia esperienza nel convento
in cui ho vissuto, so quello che accade in quella stanza.
Quel giorno dovevamo andare alla confessione.
Non ho mai visto un prete della chiesa cattolica romana venire in convento senza una bottiglia di liquore sotto la cintola.
Sia un uomo o una donna che porta una bottiglia
di liquore diventa una bestia.
Quindi nel confessionale c'era una bestia.

C'erano solo un crocifisso e la Madonna,
e la sedia su cui era seduto il prete,
nel centro della stanza.
Una per una, le ragazze dovevano entrare, da sole, e inginocchiarsi. Pensateci!
Ora che sono salva fuori dal convento a volte penso e guardando indietro ripenso al prete della chiesa cattolica romana mi dico: "Certo deve essere il fratello gemello del diavolo, perché è pieno di peccato.
È pieno di depravazione.
È pieno di corruzione".

Ci inginocchiavamo davanti al prete.
Eri una ragazza fortunata se riuscivi ad allontanarti
da quell'uomo senza essere distrutta. Infatti, era ubriaco.
Era una bestia, non era un uomo.
Oh, certo, aveva l’abito sacro.
Non c'era
nessuno in quella stanza all'infuori del prete e della ragazza,
e solo quando tutto era finito, la giovane poteva uscire
e far entrare la prossima.
Vi assicuro che non amavamo quel giorno.

Nessuna di loro conosceva la salvezza. Nessuna di loro sapeva
che Gesù era andato al calvario a morire per loro.
Non sapevano che Lui aveva versato il sangue per loro.
Non sapevamo niente, perché lo ripeto,
la Bibbia era un libro messo al bando,
che nessuna doveva leggere.

Quando il prete va in convento, può andare dalla madre superiora
e chiederle il permesso di entrare nelle celle delle suore.
E la madre superiora che ha una mente carnale e un cuore carnale,
dura, empia, è madre di moltissimi figli illegittimi,
che appartengono al prete.
Quando il prete beve, fanno l’amore e a volte fanno anche
partecipare altre suore.
(È davvero un luogo terribile, non è affatto un ordine religioso.
Non rispettano il nome che portano).
Poi la madre superiora introduce il prete in una delle nostre celle.

Spesso ho desiderato che il governo, le autorità, irrompessero
nel convento proprio nel momento in cui quei preti entrano nelle celle.
La madre superiora infatti chiude a chiave la porta e la suora resta alla mercé del prete.
La giovane non ha alcun modo di difendersi
(ho dovuto accudire quelle povere ragazze, essendo stata infermiera
in ospedale).

Il corpo della suora dopo che il prete ha finito con lei sembra
qualcosa gettato in un porcile e calpestato da una mezza dozzina
di scrofe.
Questa è la vita in convento!
Posso capire bene perché i preti stanno inveiando contro la mia testimonianza. Ma vi dico che non m'importa se continueranno
ad inveire. Non m'importa cosa faranno.
Non ho affatto paura di loro.
Continuerò a rendere la mia testimonianza.

Fintanto Dio mi darà la forza, continuerò a rendere questa
testimonianza malgrado tutti i preti e i vescovi che cercano
di fermarla.
So cosa sto facendo.
So cosa sto dicendo, e non temo nessuno in questo mondo.
Sono una figlia di Dio, e credo che Dio non permetterà
a nessuno di mettermi le mani addosso fino a quando non
avrò portato a termine il mio compito, e come spesso dico,
non m'importa di cosa faranno al mio corpo dopo
che avrò lasciato questo corpo.

Non m'interessa affatto.
Perciò continuerò a rendere la mia testimonianza malgrado ciò che pensano i vostri sacerdoti, perché so che Dio mi ha salvata
per mettere alla luce ciò che fanno nei conventi.
Credo che Egli mi abbia salvata per svergognare questi luoghi
che si nascondono sotto la copertura della religione.
Lo credo con tutto il cuore.

Ora, si supponeva che noi suore dovessimo concederci
ai preti volontariamente (in realtà, molte volte venivamo sopraffatte).
Ma se rifiutavamo di concedere volontariamente il nostro corpo al prete,
lui si adirava e andava immediatamente dalla madre superiora.
E così, quando due menti carnali come quelle si uniscono,
possono inventare cose che tu e io non possiamo neppure immaginare, perché non abbiamo abbastanza malvagità nel cuore
per inventare cose simili.
Non c'è abbastanza peccato nelle nostre vite per solo a pensare
alle crudeltà efferate come quelle escogitate da loro.
E quando quelle due menti carnali si trovano insieme,
sai quello che ti aspetta..

Così, dopo uno o due giorni, la madre superiora mi disse:
"Andiamo a fare penitenza".
La penitenza inflitta era qualcosa che la madre superiora e il prete avevano inventato assieme, e quindi doveva essere qualcosa
di estremamente crudele.
Mi portarono in un sotterraneo sporco, dove non c'è pavimentazione,
ma c'erano delle pertiche lunghe pressappoco 3 piedi [circa 1 metro].
Le avevano fissate alla base con il cemento, e su di esso c'erano degli anelli. C'erano anche delle cinghie di pelle attaccate alle pertiche.
Quando mi portarono lì, mi fecero mettere i piedi in quegli anelli
e mi legarono saldamente le caviglie con le cinghie.
Ora mi trovavo lì, sollevata dal terreno, bloccata.

PUNIZIONE

Stavano uscendo, e mi avrebbero lasciata chiusa in quel posto sudicio
da sola. Avrei potuto restare lì per due o tre ore, se avessi avuto abbastanza forza in corpo.
Ma cosa mi sarebbe successo dopo?
Non ce la facevo più.
Svenni per lo sfinimento, e caddi a terra.
Ma quando caddi, mi si torsero le
caviglie e non avevo la forza di rialzarmi.
Senza cibo né acqua.
Poi sentii degli insetti che strisciavano sul mio corpo e i topi che
mi passavano addosso, ma ero costretta a restare così.

Capisco perché non vogliono che io parli.
Non vogliono che il mondo sappia che queste cose stanno accadendo. Nessun prete vuole che si sappia.
E proprio perché non vogliono che si sappia,
stanno bene attenti a fare in modo che nessuno possa mai uscire
dai conventi dopo esserci stato per degli anni.
Ma posso dirvi che Dio è più grande di tutte le loro forze.
Il mio Dio può stendere la Sua mano sui conventi in questo paese
e in ogni altro e aprire una via affinché qualche ragazza riesca a fuggire. Egli non ha bisogno dell'aiuto dei vescovi o dei preti,

GRAVIDANZA NON DESIDERATA

E non è tutto.
A volte il prete si adirava perché ci rifiutavamo di peccare volontariamente con lui. Molte volte, non riuscivi a impedire che il prete ti desse
un pugno in bocca; è una cosa terribile.
Ho perso un dente anteriore.
Poi ti buttano a terra e ti danno dei calci nello stomaco.
Molte di quelle preziose suore sono incinte ma al prete
non gliene importa nulla, riempie di calci nello stomaco nonostante
il bambino che porti in grembo. Non gliene importa.

Il bambino verrà ucciso comunque, perché quei bambini nasceranno all'interno del convento.
Come potrebbero far nascere dei bambini,
le persone che gestiscono luoghi di perdizione come questi
sotto la copertura della religione?
Il mondo crede che siano ordini religiosi, invece lì dentro
nascono bambini, e per la maggior parte sono parti prematuri.
Molti bambini sono anormali.
Molto, molto raramente ho visto nascere un bambino normale lì dentro.

Direte: "Sorella Charlotte, osi dire questo?".
Assolutamente, non solo oso
dirlo, ma intendo continuare a dirlo. Perché?
Ho ricevuto quei bambini dalle partorienti,
quello che ho visto e fatto con queste mani,
sfido il mondo intero ad affermare che non sia la verità.
Se mi chiameranno a testimoniare davanti a un tribunale,
vi assicuro di una cosa: i conventi saranno aperti e il mondo i
ntero scoprirà cosa sono veramente succede.
Sono stata schiava dei conventi per ben 22 anni, ed è una cosa orrenda.

Quando sopraggiunge il giorno della nascita del vostro prezioso
bambino avete già tutto pronto.
La bellissima cameretta per i bambini! Preparate tutti i bellissimi
vestitini per il vostro bambino.
Tutto è meraviglioso.
Guardate a quella piccola, preziosa anima immortale che darete
alla luce nella vostra casa, e tutto è pronto per il grande evento.

Oh, ma vorrei che poteste vedere la suora!
Lei non aspetta quel giorno. Non ci sarà mai una coperta
ad avvolgere il corpo del neonato. Non verrà mai lavato,
ma potrà vivere solo per quattro o cinque ore.
Poi la madre superiora prenderà il bambino e gli infilerà
le dita nelle narici, gli coprirà la bocca e spegnerà così la sua
piccola vita.

E perché mai costruiscono quelle cave di calce nei conventi?
Che motivo
hanno di esistere se non per uccidere i bambini?
Li prendono e li coprono
con la calce chimica, ed è la fine del bambino.
Oh, quando ci penso!
Per questo voglio spronare la gente.
Pregate! Se sapete come pregare,
se sapete come parlare a Dio,

pregate e chiedetegli di liberare le ragazze rinchiuse nei conventi.
In altre parole, pregate che Dio faccia in modo che ogni convento negli Stati Uniti e nel mondo sia aperto, e che il governo vada ad ispezionarli.
E quando il governo vi entrerà, non dovrete preoccuparvi.
I conventi allora saranno aperti.
Le suore saranno portate fuori, e i conventi saranno
chiusi definitivamente, come accadde per i conventi del vecchio
Messico nel 1934. Non ci sono conventi nel vecchio Messico.
Furono aperti tutti e fu svelata la corruzione che esisteva lì dentro.
E le cave di calce.

Se andate in vacanza da quelle parti, visitate il vecchio Messico.
Ora quegli edifici appartengono al governo.
Ne hanno fatto dei musei pubblici.
Entrate nei conventi.
Guardate con i vostri occhi.
Toccate con le vostre mani, e poi tornate a casa vostra
e vedrete se non crederete alla mia testimonianza.

Vi farà raggelare tutto il sangue nelle vene. Intendo dire
che vi farà provare qualcosa di inimmaginabile.
Ispezionateli e guardate attentamente.
Entrate nei sotterranei.
Visitate i loro tunnel.
Attraversate le cave di calce e guardate i teschi,
intere stanze piene di teschi, e poi chiedete alla guida
da dove vengono.

E andate a vedere tutti gli strumenti di tortura che hanno
utilizzato sui corpi delle piccole suore.
Andate nelle
loro celle e guardate i loro letti e vedrete da voi stessi.
Oh si, potete andarci. Guardate e vedete da voi stessi,
e poi quando tornerete a casa forse pregherete per le ragazze
che sono state adescate ad entrare nei conventi dalle gerarchie
della chiesa cattolica romana.

L’ESECUZIONE

Mi chiedo come vi sentireste se quello fosse vostro figlio!
Ricordatevi, ho madre e padre, o anzi li avevo,
e mi amavano proprio come voi amate i vostri figli.
E quando mi lasciarono andare in convento sono sicura
che i miei genitori non sapevano a cosa andavo incontro.
Non avrebbero mai sognato che un convento potesse essere
un luogo del genere.

Cosa provereste se un giorno vi trovaste a camminare
in una particolare stanza del convento e il pavimento
a un certo punt si apre alla pressione di un interruttore?
C'è una fossa profonda sotto quel pavimento e ci avevano
gettato dentro una suora che aveva fatto qualcosa
che li aveva infastiditi.

Doveva essere qualcosa di molto serio se si trovava lì.
Le mani e piedi legati saldamente.
L'avevano gettata in quell'orribile fossa, e l'avevano richiusa.
C'era una gran quantità di calce e sostanze pericolose lì sotto.
Sei suore tra le quali io, dovevano camminare attorno al bordo
della fossa recitando cantilene "per tenere lontani gli spiriti
maligni dal convento", e spruzzando acqua santa sulla fossa. Camminavamo per sei ore, e poi ci sostituirono con altre
sei suore, e così via, finché non udivamo l
a suora esalare l'ultimo respiro.

Questa era la fina della suora che avevano gettato nella fossa.
No, non sarà mai liberata dal convento, ma vi importa sapere
che quella suora morirà e sarà perduta?
Ve ne importa?
A me importa perché non conoscendo
Gesù, non potevo parlarle di Dio.
Io stessa non lo conoscevo.
Soffro molto per questo, ma Dio non mi chiederà conto
del sange della suora. Il suo sangue non sarà sulle mie mani
perché ero nell'ignoranza, non conoscevo il Signore
e per questo non potevo parlarle di Lui.

Quella mattina, la madre superiora disse: "Mettetevi tutte in riga qui". Potevamo essere una decina, forse quindici.
Ella ci disse di spogliarci completamente.
Non eravamo certamente belle a guardarci.
Avevamo gli occhi infossati, le guance smunte, i corpi senza forza.
Dio solo sa che aspetto avevamo, perché in 22 anni lì dentro
non mi sono mai potuta specchiare. Non sapevo di avere
rughe sul viso. Non conoscevo la mia età.
L'ho scoperto solo 6 anni fa.
Vivere senza sapere che aspetto hai.

Ed eccoci in riga, quando sopraggiunsero due
o tre preti della chiesa cattolica romana con
la solita bottiglietta di liquore legata alla cintola.
Passeggiavano davanti a noi ragazze nude,
e scelsero quella che preferivano da portarsi in cella.
Questi sono i conventi, conventi di clausura.

Il prete può fare tutto quello che gli pare e nascondersi sotto
la copertura della religione. Poi gli stessi preti ritornavano alle
loro chiese e celebravano la messa, entravano nel confessionale
facendo credere alla povera gente di potergli dare l'assoluzione
per i loro peccati, quando loro stessi sono saturi di peccato.
Che cosa orribile è quando il prete è pieno di corruzione
e depravazione, eppure si comporta come se lui fosse
il Dio dei credenti. E non è finita.

PROGETTARE UN ASSASSINIO

Con tutte queste cose che accadevano giorno dopo giorno,
cosa pensate che stesse succedendo dentro di me?
Non sapevo che una persona potesse riempirsi di tanto
odio e amarezza. Cominciai a pensare:
"Quando riuscirò a sorprendere la madre superiora
in una certa stanza, la ucciderò".
Non è orribile pensare all'omicidio nei nostri cuori?
Non ero entrata in convento con un cuore o una mente
del genere, ma cominciai a progettare l'omicidio della
madre superiora e quello di un prete.
Mi domando come vi sareste sentiti nella mia stessa situazione.

La madre superiora mi fece sedere su una sedia molto dura,
e mi fece piegare in avanti la testa e infilò le mani e il collo
nella gogna, e mi fissò saldamente.
Sopra la mia testa c'era un rubinetto.
La madre superiora lo aprì, e una goccia prese a cadermi
rapidamente sulla nuca. Non potevo muovermi in nessun modo.
Un'ora, due, tre, quattro ore.

Cosa pensate che stesse accadendo?
Ero bloccata lì, immobile.
Cercavo in ogni modo di svincolarmi per allontanare la mia testa
da quella goccia. Se solo aveste potuto vederci,
ci avreste viste schiumare dalla bocca.
Ci avreste visto che ci sforzavamo di liberarci da quella tortura,
e ci facevano restare in quello stato anche per una decina di ore.
Molte volte qualche suora impazziva completamente a causa
di questam particolare "penitenza".

Cosa le facevano poi?
Ve lo dirò tra qualche minuto.
Non preoccupatevi, hanno un posto specifico in convento per
le suore che impazziscono.
Sanno come occuparsene.
Sono posti costruiti appositivamente per noi.

Queste cose erano in continuazione.
Ed era terribile. Io intanto progettavo e progettavo e progettavo.
Dopo quello che mi avevano fatto ero disperata.

Un giorno la madre superiora fu seriamente malata.
Vi chiederete: "Chi prenderà il suo posto?".
Ci sono tre, a volte quattro suore anziane,
e viene sempre scelta la più dura, quella che ha la mentalità
più carnale, senza coscienza.

Quando quel giorno mi diedero la notizia:
"La madre superiora è gravemente ammalata"
subito un'idea mi balenò in mente:
"Se andrò nella stanza della madre superiora saprò cosa fare!".
Dopo tutto, ero una peccatrice, non conoscevo Dio,
e avevo un grande odio nel cuore.
Avevano chiamato un medico cattolico.
La madre superiora era molto malata ed essendo stata
infermiera sarei dovuta occuparmi di lei,

Ma comunque, tutto il giorno le diedi le medicine.
Feci ogni cosa come mi avevano detto.
Volevo essere certa di quello che stavo per fare.
Dovevo stare attenta.
Aspettai fino all'una di notte quando
le suore finiscono di recitare le litanie.
Quando giunse il momento giusto misi sei medicine
in un bicchiere d'acqua, mescolai e glielo diedi da bere.
Sapevo che sarebbe stata colta da fortissime convulsioni.
Pensavo: "La guarderò soffrire perché ci ha torturate.
Voglio vederla soffrire".

Non è terribile vedere come una ragazza semplice può
vivere in un luogo come quello per molto tempo
e mutare fino ad avere lo stesso cuore malvagio
della madre superiora?
Fui terrorizzata quando l
a sua pelle cambiò colore e non riuscivo a sentirle il polso.
Non la sentivo più respirare.
Ero terrorizzata, e pensai: "Oh, cosa farò?
Se la trovano morta, cosa mi faranno?"

Allora presi lo strumento composto da una piccola pompa
e da un tubo di gomma e incominciai a pompare più
velocemente possibile.
Grazie a Dio, la donna non morì.
Ringrazio Dio per questo.
E allora pensai a un'altra cosa.

Sapevo dove nascondeva le chiavi in uno scaffale della
sua stanza.
Erano attaccate a un grosso anello, e pensai,
"Andrò a prendere quelle chiavi.
Scenderò giù nei sotterranei".
Quando dico giù intendo dire due piani sotto il livello del suolo.
Sarei andata nel luogo dove lei ci aveva sempre
avvertiti di non avvicinarci.
C'era un solido muro e, da un lato una porta pesante,
sempre chiusa a chiave.

UNA SCOPERTA RACCAPRICCIANTE

Cosa ci poteva essere dietro quella porta?
Quando mi avevano chiusa nella prigione segreta,
avevo udito delle grida provenire dal sottosuolo.
Quelle grida facevano accapponare la pelle.
Quando arrivai, ci volle del tempo per trovare la chiave giusta,
ma riuscii a sbloccare quella porta!

Entrai, e mi trovai in una sala larga 5 piedi [circa 1,5 metri]
o forse di più.
Dall'altra parte della sala c'erano delle piccole stanzette
con dentro delle suore.
Quando mi avvicinai alla prima, vidi che a una certa altezza
della porta c'erano delle sbarre di ferro attraverso
le quali potevo guardare. Guardai, e vidi una suora che conoscevo,
con la quale avevo pranzato e pregato insieme nella cappella.
Aveva delle catene ai polsi e alla vita!

Le dissi: "Da quanto tempo non ti danno da mangiare?"

Nessuna risposta.

"Da quanto tempo sei qui dentro?"

Nessuna risposta.

Scesi verso la seconda cella, poi la terza, la quarta,
la quinta, e la puzza stava diventando insopportabile.
In ogni caso, quelle ragazze non parlavano.
Perché?
Voi sapete che ero vissuta in convento per tanto tempo.
Anche se mi trovato due miglia al di sotto del convento,
sapevo che quando lavoravamo, se bisbigliavamo tra di noi,
il giorno dopo avremmo dovuto subire qualche punizione,
perché i conventi hanno dei collegamenti e la madre superiora
può sentire ogni voce, ogni sussurro, e se qualcuno parla, a
llora sei in guai seri.

E quelle suore erano state rinchiuse lì.
Cosa avevano fatto?
Non lo so, ma presumibilmente le loro menti dovevano avere c
eduto e così erano state messe ai ceppi.
E quando morivano, non potevano cadere a terra.
Le catene le trattenevano, così, semplicemente,
si accasciavano.
Quando venivano messe lì dentro,
non ricevevano più né cibo né acqua.
È una morte lenta. E così, nel vedere tutto questo
mi sentii male a causa del fetore disgustoso,
dovuto al fatto che molte di esse erano già morte,
e non so da quanto tempo.

Uscii e salii di nuovo verso la stanza dove si trovava la madre superiora che dormiva. Dormì fino al giorno seguente senza mai svegliarsi.

UN PIANO DISPERATO

Dopo tre giorni mi misero in cucina.
In altre parole, quando andiamo in cucina, sei rimangono per sei settimane. Dovevo cucinare e badare al lavoro svolto in cucina.
Fuori c'era un lungo tavolo da lavoro, dove dovevamo preparare
le verdure per la minestra. La cucina era rettangolare,
molto ampia con delle scale che conducevano giù.
Lì sotto c'era un pianerottolo dove mettevamo le immondizie
e c'era una porta esterna grossa e pesante.
Poi c'era una scalinata in cemento che conduceva
al piano inferiore, quello interrato.

Mentre eravamo lì a lavorare sentii qualcuno toccare
il bidone della spazzatura.
Chi c'era giù?
Corremmo a vedere e scorgemmo un uomo intento
a raccogliere il bidone pieno di spazzatura e lasciarne
uno vuoto. Non avevo mai visto una cosa del genere in convento.
Credo che Dio stesse guidandomi verso la via di uscita.

Lo credo fermamente.
Ci allontanammo di fretta perché era peccato mortale guardare
un altro uomo all'infuori del prete cattolico.
Così tornammo subito al lavoro.
Ma pensai, "Se quell'uomo tornerà di nuovo a raccogliere
il bidone, gli lascerò una nota per chiedergli
se può portarmi fuori con lui".

Sapete cosa feci?
C'era n cucina una matita su una sedia,
con la quale dovevamo scrivere cosa ci occorreva.
Rubai un pezzo di carta, e pensai:
"Ogni volta che mi capiterà di dover usare la matita, scriverò una parola o due riguardo quella nota".
Oh, come guardavo quel bidone!
Quando era quasi pieno, pensai:
"Domani mattina sarà possibile".

Quella mattina spezzai il mio crocifisso, e lo posi su una mensola.
Finito di preparare le minestre per la cena, uscimmo tutte insieme
dietro alla madre superiora.
Mi fermai e le dissi: "Posso parlarvi?"
"Madre Superiora, ho rotto il mio crocifisso, l'ho lasciato in cucina.
Posso andare a cercarlo?"
(ovviamente nessuna suora può andare in giro senza il crocifisso).

Mi domando’: "Come l'hai rotto?".
Le mentii.
Mentivo a tutte le sue domande.
Vi chiederete il perché.
Perché lei ci mentiva, e noi tutte mentivamo,
quindi non c'era differenza tra di noi. Infine, disse:
"Vai a prendere il crocifisso e torna qui".
Andai direttamente verso il bidone e misi la mia nota:
"Se legge queste righe, aiutatami.
Potresti fare qualcosa per aiutare le suore a uscire?".
Gli scrissi delle 19 celle che c'erano lì sotto con 19 suore rinchiuse dentro. Gli scrissi dei neonati che erano stati uccisi.
Gli scrissi delle suore rinchiuse nei sotterranei e incatenate.
Gli scrissi molte altre cose, e e conclusi: "Ci aiuta?
Se la risposta e’ affermativa,
per favore lasci una nota sotto il bidone vuoto".

LA FUGA

Quando alzai il bidone e trovai una nota,
non potete mai immaginare come mi sentii.
Mi immobilizzai. Ero così spaventata che non sapevo cosa fare.
Raccolsi il pezzo di carta e lessi:
"Non chiuderò a chiave né la porta né il cancello grande di ferro.
Uscite fuori". Oh, era più di quanto avessi mai sperato.
Non avevo mai sperato di poter uscire dal convento.
Volevo uscire, ma pensavo che vi sarei rimasta per sempre.

Quando riuscii a ricompormi andai alla porta e girai il pomello si aprì!
Uscii dal convento e chiusi la porta dietro di me.
Arrivai al grande cancello di ferro, ma era ancora chiuso come
lo era sempre stato! Ero terrorizzata a morte.
Cosa sarebbe successo se fossi tornata indietro
e avessi bussato alla porta?
Cosa mi avrebbero fatto?
Oh, che terrore nel mio cuore!

Non avevo né scarpe né calze.
Quelle che avevo le avevo consumate molti anni prima.
Quando penso che la chiesa cattolica romana
è la chiesa più ricca del mondo e lascia le suore senza
scarpe e senza calze d'inverno e d'estate,
in estrema povertà, mi chiedo con che coraggio lo fanno!
Noi siamo affamate, mentre i loro preti sono obesi.

L'unica cosa che mi restava da fare era di saltare dal cancello.
Mi aggrappai e cercai di arrampicarmi.
A mezzo metro dalla cima c'era una sporgenza
larga circa 15 centimetri.
Riuscii a poggiare un ginocchio lì sopra, ma non avevo più forze.
Come sarei passata oltre quei punti taglienti?
Pensai, "Non posso scendere, non ho abbastanza forze,
dovrò saltare". Sapevo che se fossi saltata mi sarei
fratturata le ossa, ma non avevo un’altra alternativa.

Nel convento hanno una sirena di allarme nel convento.
Oh, i preti vi dicono che loro non entrano nei conventi,
ma vorrei che poteste vederli all'inseguimento della suora
che ha cercato di fuggire dal convento.
Non possono permetterle di uscire, altrimente potrebbe
testimoniare contro di loro, e tutte le atrocità commesse
nei conventi sarebbe conosciute in tutto il mondo.

Ero terrorizzata.
Cercai di scuotermi e di dondolarmi abbastanza da potermi aggrappare
al cancello con una mano.
Ci riuscii.
Allora con l'altra mano cercai di slegare la sottana,
e sapete cosa successe?
Caddi giù a terra.
Finalmente ero fuori.
Restai svenuta per un po', non so per quanto tempo.
Quando mi riebbi, mi accorsi di avere una spalla e un braccio rotto.
L'osso era uscito fuori perché ero talmente magra che ero solamente
pelle e ossa.

IN CERCA DI AIUTO

Pensai, "Cosa farò adesso? Dove andrò?"
Non ero negli Stati Uniti.
Ero in qualche posto di cui non conoscevo il nome.
Quando mi avevano portata lì, ero talmente coperta di veli che non potevo vedere niente.
Non sapevo dove mi trovavo.
Non sapevo dove andare.
Non sapevo più se avevo qualcuno al mondo.
Ero povera, non avevo soldi, ero affamata,
ero pelle e ossa e anche ferita.
Dove sarei potuta andare?
Mi allontanai.
Volevo stare alla larga dal convento!

Le foglie cadenti facevano un gran rumore! Ero spaventata
e continuavo a correre; infine sopraggiunse l'oscurità.
Non c'è il crepuscolo in quel paese, il buio cala improvvisamente.
Vidi un piccolo edificio vicino alla strada.
Pensai: "Mi nasconderò lì".
Forse un canile o un pollaio o qualcosa del genere.
Era sporco, ma mi accovacciai lì perché sconvolta e spaventata.

Cominciai a riprendermi,
e pensai: "Dovrò viaggiare, è buio. È più sicuro per me".
Così uscii e camminai per tutta la notte e il giorno seguente.
Mi nascosi dietro a delle assi che erano ammucchiate contro
un vecchio edificio. Immaginate cosa significò per me stare
lì nascosta tutto il giorno! Affamata, con le ossa rotte,
riuscite a immaginare come mi sentivo?
No.
Voi non lo potrete mai capire.

Quando calò la notte, dovetti ricominciare a fuggire
per allontanarmi dal convento.
Avevo paura di bussare alla porta di qualcuno.
Ero spaventata, e per quel che ne sapevo,
mi sarebbe anche potuto capitare di bussare alla porta
di qualche cattolico che avrebbero immediatamente avvisato
i preti e sarei stata ricondotta con la forza in convento.
Avrei preferito che mi uccidessero piuttosto che ritornare lì.
Così non bussai, ma proseguii.

La notte successiva mi nascosi in un sacco,
ma il pomeriggio del terzo giorno mi preoccupai perché
il braccio si era gonfiato molto ed ero costretta a reggerlo
con l'altra mano.
Tutte le dita erano diventare blu, e capii che stava cominciando
la cancrena. E sapete, non c'era nessuno lì ad aiutarmi,
e mi resi conto che stavo per morire come un topo di strada.
Era una sensazione terribile,
e pensai, "Cosa farò? Uscirò e forse morirò prima.
Devo bussare alla porta di qualcuno". E fu quello che feci.

Ricordo che camminai (non so per quanto) finché vidi una lampada.
Era una vecchia lampada, con la fiamma accesa.
Una casa molto povera, non verniciata, e immaginai che fosse
abitata da persone povere.
Bussai alla porta, e un uomo alto venne ad aprire.
Era piuttosto anziano. Gli dissi: "Per favore, posso avere
un bicchiere d'acqua?". L'uomo non mi rispose,
ma entrò in casa e chiamò sua moglie.

Dio benedica il suo cuore, si trattava di una donna come
le tipiche madri all'antica. Grazie a Dio ci sono anche molte
persone buone in questo mondo.
Quella cara piccola donna semplicemente spinse
la porta e disse: "Non vuoi entrare e sederti?"
Fu la musica più dolce che avevo sentito in vita mia.
Accettai, e lei mi diede una sedia.
Ero felice di essere lì seduta.

Quella donna era povera.
Non c'erano tappeti sul pavimento, una tovaglia a scacchi
rossi copriva la tavola,
e in un angolo una piccola vecchia stufa accesa.
Mi diede del latte caldo.
Ero affamata.
Non conoscevo le buone maniere, le avevo dimenticate.
Avevo dimenticato moltissime cose in quei 22 anni in convento.
E così presi il bicchiere di latte prima ancora che lei si
sedesse, e lo bevvi, ma lo vomitai.
Non avevo mai bevuto latte per 22 anni.
Andò alla stufa, riscaldò dell'acqua, ci aggiunse dello zucchero
e me la portò. Si sedette accanto a me e me la diede con
un cucchiaio.
La bevvi tutta.
Oh, com'era buona! Era nutriente.

Allora il marito mi si avvicinò e disse:
"Ora dicci chi sei e da dove vieni".
Cominciai a piangere. Mi ero spaventata.
Dissi: "Sto fuggendo dal convento e non voglio tornarci".
Lui mi disse: "Cosa ti è successo?"
"Ho cercato di arrampicarmi per uscire dal cancello
e sono caduta, mi sono fatta male".

IL DOTTORE

L'uomo disse: "Dovremo chiamare un dottore".
Allora divenni isterica. Mi alzai dal tavolo, e cercai di correre fuori,
ma non me lo permisero.
L'uomo disse: "Aspetta. Non vogliamo farti del male.
Sei ferita. Hai bisogno di aiuto".

Io dissi: "Non ho soldi, e non ho nessuno, e non posso pagare
il conto del medico".
Ero in una situazione disperata.
Quell'uomo mi disse: "Vado a cercare un dottore, non è cattolico e neppure io lo sono".
Quel caro uomo non aveva un'automobile, ma su un ronzino fece
14 chilometri e mezzo per raggiungere il dottore.
Quando il dottore entrò e mi vide, cominciò a imprecare.
Era sconvolto. Perché?
Perché in teoria stava guardando quello che avrebbe dovuto
essere un essere umano, ma non avevo più l'aspetto
per le condizioni orribili in cui ero.

Alla fine, il dottore disse: "Devo portarti all'ospedale questa notte stessa". Oh, divenni isterica! Dissi: "Non voglio andare. Vi prego,
non fatemi andare!".
Si sedette, prendendomi gentilmente la mano mi disse:
"Non ti farò del male. Devi ricevere aiuto, e voglio aiutarti".

Il dottore mi portò all'ospedale quella notte stessa e fu lì che conobbi
il mio. Pesavo esattamente 40 chili e mezzo. Oggi 81 chili.
Mi portarono in sala operatoria e poi m’ingessarono.
Soffrii molto.

Infine, un giorno venni rilasciata dall'ospedale.
Implorai che mi facessero andare a vivere con la coppia anziana
e mi accontentarono.
Il dottore volle accompagnarmi a casa.
Ero stata in ospedale per tre mesi e mezzo.
Rimasi con l'uomo e la donna per un certo tempo.
Un giorno ricevetti una lettera dal dottore e sapete cosa c’era incluso?
Un assegno.
Scrisse all'anziana coppia di comprarmi una valigia e dei vestiti e lui sarebbe venuto da me un giorno.

Quel dottore era un estraneo, ma oh, quanto ringrazio Dio che ci sono
al mondo degli uomini e delle donne che usano parte
dei loro soldi per aiutare chi è meno fortunato di loro.
Il dottore spese molti soldi per aiutarmi.
Stetti all'ospedale tre mesi e mezzo, e fu lui a pagare tutti
i conti. Quanto lo apprezzai!
Un giorno il dottore venne a prendermi per
accompagnarmi al treno.

Mi mise sul treno e mi affidò alla custodia di una
persona. Aveva trovato delle persone che si sarebbero preso
cura di me. Viaggio per autobus, treni e navi per molto tempo,
dopo avermi fatto avere il visa per ritornare negli Stati Uniti, mi affido’ sempre alle cure di qualcuno perché aveva paura di lasciarmi
andare da sola dopo aver vissuto così a lungo in convento.

FINALMENTE A CASA

Un giorno fecero il nome della città dove viveva mia mamma e mio papà.
E dato che ricordavo la strada per casa, quando scesi dal treno corsi poiché è una cittadina molto piccola.
Quando suonai il campanello, papà venne alla porta,
lo guardai ma non lo riconobbi.
Gli chiesi: "Lei sa dove vive mio padre?"

Rispose: "Chi sei, e come ti chiami?".

Dissi il mio nome, non quello della chiesa, ma il mio nome di battesimo.
Mi guardò, e rivolgendosi a me con il nomignolo affettuoso che usava quando ero bambina, disse: "Sei proprio tu?".
Mio padre non mi riconosceva, eppure era proprio lui;
mi invitò ad entrare e io gli chiesi: "Papà, mamma è ancora viva?"
Giaceva nel letto da sette anni e mezzo, era invalida.
Naturalmente né lei riconobbe me, né io la riconobbi.

Quella stessa notte mi ammalai gravemente e mi riportarono
in ospedale per altri tre mesi e mio padre pagò tutti i conti.
Rimborsò il dottore che mi aveva aiutato
e pagò la coppia anziana.
Rimborsò tutti quelli che mi avevano aiutata.
Fu stupendo, quando mi fui rimessa completamente
feci l'esame per infermiera. E sapete cosa fece Dio?
Fece in modo che una donna venisse proprio in quell'ospedale.
cattolico.

Questa donna era un pastore della Chiesa di Dio.
Pensai, "Che strano!".
Proprio oltre il Mississippi ci sono due magnifici ospedali
protestanti e lei vive da quelle parti.
Proprio lì, tre città unite.
Perché mai questa donna è venuta in un ospedale cattolico?
Perché?
Credo che Dio abbia guidato ogni cosa fin dall'inizio.
Quella donna venne nell'ospedale e il dottore mi disse: "Voglio che ti occupi di lei. Andando a prepararla per la sala operatoria la sentii pregare. Divenni l'infermiera personale di quella donna.”

Dopo aver lasciato l'ospedale, andò a casa, e io l’accudivo.
La donna mi chiese se volevo andare in chiesa con lei.
Sapete, l'avevo sentita pregare a casa sua molte volte.
Ero vissuta in quella casa abbastanza a lungo da poter leggere
la Bibbia.
Non avevo mai letto la Bibbia prima, mi dava le scritture
e mi chiedeva di leggergliele. Mentre leggevo la Parola di Dio, Dio cominciò a parlare nel mio cuore.

Quando mi chiese: "Vorresti venire in chiesa con me?"
andai e per la prima volta in vita mia ascoltai il Vangelo.
Per quattro notti fu veramente meraviglioso.
Non avevo mai sentito nulla di simile.
Mi parlava del piano di salvezza di Dio.
Mi parlava di Dio.
Mi diceva che avevo bisogno di Lui, per essere salvata.

Sapete cosa facevo ogni sera?
Andavo con lei in chiesa e poi dicevo:
"Vai pure a dormire, io resto ancora un po' al pianterreno".
Posavo la mia Bibbia sulla sedia, e lì sfidavo Dio, dicendo:
"Dio, hai sentito quello che ha detto il predicatore? Signore, hai sentito?".
E gli elencavo tutto quello che avevo ascoltato durante la funzione religiosa. Poi dicevo: "Dio, hai sentito?
Allora, se Tu sei Dio e se la Bibbia è la Parola di Dio,
allora Tu sei reale! Io voglio quello che hanno quelle persone.
Ma, se non sei Dio, e se la Bibbia non è la Tua Parola,
allora non darmi nulla". Mi rivolgevo in questo modo a Dio,
per metterlo alla prova. Siate certi che Dio non vi darà mai
qualcosa che non viene da Lui.

E ogni notte continuavo a ripeterlo e così per quattro o cinque notti.
Avevo perduto l'appetito e il sonno e incominciai anche
a perdere peso.
Ma una notte tornai in chiesa, e proprio nel mezzo della predica
mi alzai e con le mani tese verso l'alto, corsi verso l'altare e gridai:
"Mio Dio, perdona tutti i miei peccati!".
Ero una peccatrice.
Ma Dio mi aveva portata lì.
Gloria al Suo meraviglioso Nome.
Mi pentii di tutto quello che avevo fatto in quel convento.
Avevo rubato le bucce delle patate. Avevo rubato il pane.
Avevo mentito.
Avevo rivolto degli insulti tra i denti alla madre superiora.
Voglio che sappiate che in quel luogo Dio mi perdonò tutti
i peccati della mia vita. Quanto Lo ringrazio e Lo lodo per questo! Gloria al suo meraviglioso Nome. Dio è stato veramente buono con me. Molto, molto buono.

Dopo alcune sere ritornai in chiesa. Dio mi guarì con il battesimo dello
Spirito Santo. Per me Dio e’ più di qualunque bene materiale che possiedo in questa città. Preferisco Gesù, perché ho trovato in Lui il migliore
amico che abbia mai avuto. Posso parlargli di qualunque cosa, e Lui non
mi riprende. Posso sedere ai Suoi piedi e ogni giorno parlargli della mia vita: "Gesù, io ti amo. Gesù, ti amo". Posso confidargli ogni segreto del mio
cuore. È Lui il migliore amico che tu possa avere. Egli è potente e ti salva. È potente e ti libera. Può liberarti dalle cose di questo mondo e renderti libero di conoscere Lui. Gloria al Suo Nome. Ho un Dio meraviglioso. L’amo immensamente. Dio è reale nella mia vita. È meraviglioso il modo in cui Dio mi ha liberata dal convento. Pregate per me. Ho tanto bisogno delle vostre preghiere. Devo andare in
paesi prevalentemente sotto l’influenza della chiesa cattolica romana. Dovrò soffrire molto, ma sono disposta a farlo per Gesù affinché possa parlare ad altri di Lui e raccontare loro la mia testimonianza in modo che altre suore della clausura possano essere salvate dai conventi. Perciò, pregate per me; lo farete?
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