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 IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 2

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filippo

filippo


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MessaggioTitolo: IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 2   IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 2 EmptyLun Mag 07, 2012 8:58 pm

TESTAMENTO DI GIUDA, QUARTO FIGLIO DI GIACOBBE E DI LEA
I.
[1] Copia delle parole di Giuda, che egli disse ai suoi figli prima di morire.
[2] Riunitisi, andarono a trovarlo ed egli disse loro:
[3] "Ascoltate, figlioli miei, Giuda vostro padre. Fui il quarto figlio di mio padre Giacobbe, e
Lea, mia madre, mi chiamò Giuda, dicendo:Ringrazio il Signore, perché mi ha dato anche un
quarto figlio.
[4] Ero agile nella mia giovinezza, ed ubbidiente a mio padre in tutto quello che diceva.
[5] Onoravo mia madre e la sorella di mia madre.
[6] Quando divenni uomo, mio padre mi benedisse dicendo: Sarai un re, che avrà successo in
tutto.
II.
[1] Il Signore mi concesse il favore in tutto ciò che facevo, sia in campagna sia in casa.
[2] So che (una volta) feci alle corse con un cervo; lo raggiunsi e lo imbandii per mio padre,
che lo mangiò.
[3] Vincevo alla corsa le gazzelle e raggiungevo tutto quello che c'era nella pianura.
[4] Uccisi un leone e gli strappai un capretto dalla bocca. Preso per i piedi un orso, lo
scaraventai in un precipizio, dove si sfracellò.
[5] Inseguii un cinghiale, lo superai nella corsa e lo feci a pezzi.
[6] A Hebroné un leopardo assalì un cane, ma io, afferratolo per la coda, lo scagliai contro una
pietra e si fracassò in due pezzi.
[7] Trovai un bue selvatico che pascolava nella campagna, e, presolo per le corna, lo feci
roteare, lo accecai, lo scagliai e così lo ammazzai.
III.
[1] Quando arrivarono, coperti di corazza, i due re dei cananei, ad assalire i nostri greggi,
accompagnati da molta gente e io ero solo, corsi contro il re di Hasor, lo presi per gli schinieri
e lo abbattei. Così lo uccisi.
[2] In quanto all'altro re, quello di Tafué, lo uccisi, mentre era a cavallo, e così dispersi tutta la
sua gente.
[3] (Un'altra volta) trovai il re Akhor, un gigante, che scagliava frecce da cavallo, in avanti e
all'indietro; sollevai una pietra da sessanta libbre, la scagliai contro il cavallo e lo ammazzai.
[4] Dopo aver combattuto con Akhor per due ore, lo uccisi. Spezzai in due il suo scudo e gli
fracassai i piedi battendoli insieme.
[5] Mentre gli stavo togliendo di dosso la corazza, ecco che cominciarono ad assalirmi otto
uomini, suoi compagni.
[6] Io mi avvolsi la veste intorno al braccio e, scagliando contro di loro pietre, ne uccisi quattro
e gli altri si dettero alla fuga.
[7] Mio padre Giacobbe uccise Belisath, re di tutti i re, un gigante quanto a forza, alto dodici
cubiti.
[8] Su di loro cadde il terrore e smisero di combattere contro di noi.
[9] Per questo durante gli scontri mio padre era tranquillo, perché c'ero io insieme coi miei
fratelli.
[10] Aveva infatti visto in una visione che mi riguardava che un angelo della forza mi seguiva
in tutto, cosicché nessuno poteva toccarmi.
IV.
[1] Dopo, ci capitò una guerra al sud, più grave di quella di Sichem. Schierato insieme coi miei
fratelli, inseguimmo mille (nemici) e uccidemmo duecento uomini e quattro re.
[2] Io riuscii a salire sulle mura e uccisi il loro re.
[3] Così liberammo Hebron e prendemmo tutti prigionieri.
V.
[1] Il giorno dopo muovemmo contro Aretané una città forte e potente, che ci aveva
minacciato di morte.
[2] Io e Gad ci avvicinammo alla città da oriente, Ruben e Levi da occidente.
[3] Quelli dietro le mura, credendo che fossimo soli, vennero ad assalirci.
[4] Così, di nascosto, i miei fratelli salirono sulle mura da tutte le parti, servendosi di pioli, ed
entrarono in città, senza che loro se ne accorgessero.
[5] La prendemmo così a fil di spada e bruciammo col fuoco quelli che si erano rifugiati nella
torre; così prendemmo tutti e tutte le loro cose.
[6] Mentre ce ne andavamo via di là, gli uomini di Tafué piombarono sulla nostra preda. Noi,
consegnatala ai nostri figli, attaccammo battaglia con loro (inseguendoli) fino a Tafué.
[7] Li uccidemmo, bruciammo la città e predammo quanto c'era in essa.
VI.
[1] Quando fui alle acque di Khozeba, quelli di Yobel vennero a combattere contro di noi.
[2] Attaccata battaglia, li mettemmo in fuga e uccidemmo quelli di Silom, loro alleati, senza
dar loro un passaggio per avvicinarsi a noi.
[3] E di nuovo quelli di Makhir ci assalirono cinque giorni dopo per prenderci la preda. Ma noi
muovemmo contro di loro e li vincemmo in dura battaglia, perché tra di loro c'erano molti
uomini forti. E noi uccidemmo anche loro, prima che facessero la salita.
[4] Quando arrivammo alla città, le loro donne ci rotolarono contro delle pietre giù dalla cima
del monte, sul quale era la città.
[5] Io e Simeone ci nascondemmo alle loro spalle e occupammo la cima. Poi distruggemmo
anche questa città.
VII.
[1] Il giorno dopo ci fu detto che il re della città di Gaas, veniva verso di noi con molta gente.
[2] Allora io e Dané fingendoci Amorrei, entrammo nella loro città come alleati.
[3] Nel cuore della notte, arrivati i nostri fratelli, aprimmo loro le porte, e li distruggemmo tutti
[e tutte le loro cose]. Saccheggiate tutte le loro cose, rademmo al suolo le loro tre cinta di
mura.
[4] Poi ci avvicinammo a Thamna, dove stavano tutte le loro provviste.
[5] Allora, offeso da loro, mi adirai e mossi contro di loro sulla cima. E quelli scagliavano
contro di me pietre e frecce.
[6] E se Dané mio fratello, non mi avesse aiutato, mi avrebbero potuto uccidere.
[7] Muovemmo contro di loro con coraggio: si dettero tutti alla fuga, andarono da nostro padre
per un'altra via e lo pregarono (di fare la pace).
[8] Non facemmo loro nulla di male, ma li tenemmo come tributari e restituimmo loro i loro
prigionieri.
[9] Io costruii Thamna e mio padre Rabael.
[10] Quando ci fu questa guerra, avevo venti anni.
[11] E i cananei temevano me e i miei fratelli.
VIII.
[1] Io avevo molto bestiame e avevo come capo dei pastori l'odolomita Yeram.
[2] Andatolo a trovare, vidi Barsaba, il re di Odolam. Egli ci invitò e fece per noi un banchetto.
Confortatomi, mi dette in moglie sua figlia, di nome Besue.
[3] Essa mi generò Er, Aunan e Selom. Due, il Signore li fece morire senza che avessero figli,
ma Selom lo lasciò in vita.
IX.
[1] Mio padre stette in pace diciotto anni con suo fratello Esaù e i suoi figli (stettero in pace)
con noi, dopo il nostro arrivo da Labané dalla Mesopotamia.
[2] Ma, passati questi diciotto anni, quando io ne avevo quaranta, Esaù, il fratello di mio
padre, ci assalì con gente pesantemente armata e forte.
[3] Giacobbe colpì con l'arco Esaù che, sul monte Seir, fu portato via morto.
[4] Noi inseguimmo i figli di Esaù; essi avevano anche una città con mura di ferro e porte di
bronzo, e non riuscimmo a penetrarvi. Accampatici intorno, l'assediammo.
[5] E poiché non ci aprivano (le porte), dopo venti giorni avvicino, sotto i loro occhi, una scala
(alle mura), coprendomi il capo con lo scudo; vi salii resistendo alle pietre e uccisi quattro dei
loro eroi.
[6] Ruben e Gad ne uccisero altri sei.
[7] Allora ci chiedono la pace e, consigliatici con nostro padre, li accogliemmo (come tributari):
[8] ci davano (tutti gli anni) cinquecento cori di orzo, cinquecento efe d'olio, e cinquecento
misure di vino fino alla carestia, quando scendemmo in Egitto.
X.
[1] Dopo di ciò, mio figlio Ero prende in moglie dalla Mesopotamia Thamar, figlia di Aram.
[2] Era era malvagio e l'angelo del Signore lo fece morire.
[3] Egli non ebbe rapporti con lei, seguendo l'astuzia di sua madre.
[4] Allora detti a Thamar Aunané il mio secondo figlio, ed ecco il Signore lo uccise.
[6] Avrei voluto darle come marito anche Selom, ma sua madre non volle. Le dispiaceva infatti
che (Thamar) non fosse come lei delle figlie dei cananei.
XI.
[1] Io lo sapevo, che la gente dei cananei era cattiva, ma la tendenza della giovinezza aveva
accecato la mia mente.
[2] La vidi mentre versava il vino e restai ingannato; la presi in moglie, senza essermi
consigliato con mio padre.
[3] Ed essa, mentre ero lontano, andò e prese per Selom una moglie della terra di Canaan.
[4] Quando seppi che cosa aveva fatto, la maledissi nello sdegno della mia anima.
[5] Anche lei morì per la sua malvagità insieme coi suoi figli.
XII.
[1] Dopo di ciò, Thamar, essendo vedova e avendo sentito dire, due anni dopo, che stavo
andando a tosare le pecore, adornatasi come una sposa, si mise a sedere nella città di Enan
davanti alla porta della città.
[2] Era infatti costume degli amorrei che la giovane sposa sedesse in pubblico per prostituirsi,
per sette giorni davanti alla porta della città.
[3] Io ero ubriaco di vino e non la riconobbi. Mi ingannò la sua bellezza con tutti i suoi
ornamenti.
[4] Uscii così dalla mia via per avvicinarmi a lei e le dissi:Vengo da te. Mi domandò:Che mi
darai?. E io le detti in pegno il mio bastone, la mia cintura e il diadema della mia regalità.
Quando andai da lei, concepì.
[5] Non sapendo che cosa avevo fatto, avrei voluto ucciderla. Ma lei, fattimi avere di nascosto i
pegni, mi confuse.
[6] Fattala venire da me, sentii da lei anche le parole segrete che avevo pronunciato dormendo
ubriaco con lei. Non potevo ucciderla, perché la cosa veniva dal Signore.
[7] Infatti, mi ero domandato se non avesse agito con inganno facendosi dare i pegni da
un'altra.
[8] Comunque, non mi avvicinai più a lei per tutta la mia vita, perché avevo commesso questa
infamia in mezzo a tutto Israele.
[9] Per di più quelli della città mi avevano detto che alla porta della città non c'era prostituta,
perché lei era venuta da un altro posto ed era stata seduta alla porta solo per breve tempo.
[10] Così credevo che nessuno sapesse che ero stato da lei.
[11] Dopo di ciò, a causa della carestia, andammo in Egitto da Giuseppe.
[12] Allora avevo quarantasei anni e ne passai in Egitto settantatre‚.
XIII.
[1] E ora vi ordino, figlioli miei, ascoltate Giuda, vostro padre, e osservate le mie parole,
facendo la volontà del Signore e obbedendo ai suoi comandamenti.
[2] Non fate il male, seguendo i vostri desideri e i pensieri delle vostre volontà con superbia di
cuore; non vantatevi delle opere e della forza della vostra giovinezza, perché questo é male
davanti al Signore.
[3] Anch'io mi vantavo che in guerra non mi avesse ingannato nessun volto di donna bella e
denigravo Ruben, mio fratello, per il fatto di Balla, moglie di mio padre; ma gli spiriti della
gelosia e dell'impudicizia si schierarono contro di me, finché non incappai in Besue la Cananea
e in Thamar, mia nuora.
[4] Io l'avevo detto a mio suocero, che volevo consigliarmi con mio padre, e così sposare sua
figlia; ma egli non volle, anzi mi mostrò un'infinita quantità d'oro che era attribuita in dote a
sua figlia: egli era un re.
[5] Poi la adornò d'oro e di perle e le fece mescere il vino a noi durante il banchetto
[6] Il vino travolse i miei occhi e il piacere ottenebrò il mio cuore.
[7] Innamoratomi di lei, con lei giacqui e trasgredii il comandamento del Signore e quello dei
padri e la presi in moglie.
[8] Il Signore mi retribuì secondo il consiglio della mia anima: infatti non ho goduto dei figli
che ebbi da lei.
XIV.
[1] E ora dico, figlioli miei, non ubriacatevi di vino, perché il vino travolge la mente lontano
dalla verità, immette (nell'animo) l'ira del desiderio e induce gli occhi all'errore.
[2] Infatti, lo spirito di impudicizia ha il vino come servo per (eccitare) il piacere della mente;
ché sono questi due che rubano la ragione all'uomo.
[3] Infatti, se bevi il vino fino all'ubriachezza, turba la tua mente con pensieri sporchi, scalda il
tuo corpo all'impudicizia con l'idea del piacere e ti fa peccare, senza lasciare che tu te ne
vergogni.
[4] Così é il vino, figlioli miei, che chi é ubriaco non si vergogna di fronte a nessuno.
[5] Ecco, ingannò anche me, cosicché non mi vergognassi nemmeno davanti a tutta la gente
della città, ché fu davanti agli occhi di tutti che andai da Thamar e commisi un peccato grande,
togliendo la coperta dell'impurità dei miei figli.
[6] Fu dopo bevuto il vino, che non mi vergognai di fronte al comandamento di Dio e sposai
una donna cananea.
[7] Chi beve vino, figlioli miei, ha bisogno di molta intelligenza. E questa é l'intelligenza che
riguarda il bere il vino: finché si mantiene il senso del pudore, si può bere.
[8] Ma se si supera il limite, la mente é invasa dallo spirito dell'inganno, che fa parlare
l'ubriaco in maniera turpe e gli fa trasgredire la Legge, senza provare vergogna, anzi
vantandosi del disonore e credendo che sia bene.
XV.
[1] Chi commette impudicizia non si accorge quando é castigato e non si vergogna del
disonore.
[2] Infatti, anche se uno é re, ma é impudico, é privato del regno, una volta che si é reso
schiavo dell'impudicizia, come é capitato anche a me.
[3] Ché consegnai il mio bastone, cioè il sostegno della mia tribù, la mia fascia, cioè la
potenza, e il diadema, cioè la gloria del mio regno.
[4] Poi me ne pentii e non toccai più vino né carne fino alla mia vecchiezza; non vidi più gioia
alcuna.
[5] L'angelo di Dio mi mostrò che le donne dominano sia il re sia il povero:
[6] al re portano via la gloria, al coraggioso la forza, al povero il più piccolo appoggio per la
(sua) povertà.
XVI.
[1] State, dunque, attenti, figlioli miei, al limite del vino: in esso ci sono quattro spiriti maligni:
del desiderio, dell'ardore, della lussuria e dell'avidità.
[2] Se bevete il vino in allegria, siate morigerati col timore di Dio; ma se in mezzo alla gioia il
timore di Dio se ne va, viene avanti l'ubriachezza e (con essa) entra (nell'animo) l'impudenza.
[3] Se poi volete vivere castamente, non toccate per nulla il vino, per non peccare con parole
orgogliose, con contese, con calunnie, con trasgressioni dei comandamenti di Dio, così da
morire prima del vostro tempo.
[4] Inoltre il vino svela i segreti di Dio e degli uomini, come io svelai alla cananea i
comandamenti di Dio e i segreti di Giacobbe, mio padre, che Dio mi aveva detto di non
rivelare.
XVII.
[1] E ora vi ordino, figlioli miei, di non amare il denaro e di non guardare alla bellezza delle
donne. Perché anch'io fui ingannato dall'oro e dalla bellezza, per (cadere nelle mani di) Besue
la Cananea.
[2] Io so che per questi due vizi la mia discendenza cadrà nel peccato,
[3] perché muteranno anche uomini saggi della mia discendenza e faranno sì che diventi
piccolo il regno di Giuda, che il Signore mi dette per l'ubbidienza a mio padre.
[4] Io, dunque, non ho addolorato mai mio padre Giacobbe perché ho sempre fatto tutto quello
che mi diceva. [5] Anche il mio bisnonno Abramo mi benedisse, perché regnassi in Israele;
anche Giacobbe mi benedì, alla stessa maniera. [6] Io so che il regno sorgerà da me.
XVIII.
[1] Ho visto anche quali mali commetterete negli ultimi giorni.
[2] Guardatevi, dunque, figlioli miei, dall'impudicizia e dall'avidità; ascoltate Giuda, vostro
padre.
[3] Tutto ciò allontana dalla Legge di Dio e accieca la tendenza dell'anima;insegna la superbia
e non permette all'uomo di aver compassione del suo prossimo.
[4] Priva la sua anima di ogni bontà e lo costringe in fatiche ed affanni. Caccia il sonno da lui e
logora la sua carne.
[5] Impedisce i sacrifici a Dio e non ricorda la lode di Dio. Non ascolta il profeta che parla e
disdegna le parole pie.
[6] (L'uomo che ha questi vizi) é schiavo di due passioni che gli sono nemiche, non può
ubbidire a Dio, perché ha accecato la sua anima, e cammina di giorno come nella notte.
XIX.
[1] Figlioli miei, l'avidità conduce all'idolatria, perché é nell'inganno del denaro che si pronuncia
il nome degli déi che non sono; inoltre fa sì che chi l'ha smarrisca sé stesso.
[2] Per il denaro io ho perduto i miei figli, e se non ci fossero stati il mio pentimento, la mia
umiliazione e le preghiere di mio padre, sarei potuto morire senza figli.
[3] Ma il Dio dei miei padri ebbe pietà di me, perché lo avevo fatto senza conoscenza:
[4] mi aveva accecato il principe dell'inganno e così restai senza conoscenza, come uomo e
come carne corrotta nei peccati. Riconobbi la mia debolezza nel ritenere di essere invincibile.
XX.
[1] Sappiate, dunque, figlioli miei, che due spiriti seguono l'uomo, quello della verità e quello
dell'inganno.
[2] E di mezzo c'é quello dell'intelligenza dell'animo, che é capace di volgersi dove vuole.
[3] Tutto ciò che riguarda la verità e tutto ciò che riguarda l'inganno sta scritto nel petto
dell'uomo. Dio conosce ogni cosa di loro.
[4] E non c'é attimo, nel quale le opere dell'uomo possano restare nascoste, perché stanno
scritte nel suo petto, davanti al Signore.
[5] Lo spirito della verità rende testimonianza di tutto e tutti accusa; così il peccatore arde dal
suo stesso cuore e non può alzare lo sguardo verso il giudice.
XXI.
[1] E ora, figlioli miei, questo é il mio messaggio: amate Levi, perché possiate vivere; non
ribellatevi contro di lui, per non essere distrutti.
[2] Infatti Dio ha dato a me il regno e a lui il sacerdozio, e ha sottomesso il regno al
sacerdozio.
[3] A me ha dato le cose della terra, a lui quelle del cielo.
[4] Come il cielo é più alto della terra, così il sacerdozio di Dio é più alto del regno terreno, a
meno che il Signore non lo faccia cadere per il peccato e dominare dal regno terreno.
[5] L'angelo del Signore mi disse: il Signore ha scelto lui al di sopra di te, per avvicinarsi a Lui,
mangiare della Sua tavola e offrirGli le primizie delle cose buone dei figli d'Israele. Ma tu sarai
re di Giacobbe.
[6] Sarai in mezzo a loro come il mare. Come infatti in esso sono agitati giusti e iniqui, alcuni
ad esser fatti schiavi, altri ad arricchirsi, ugualmente in te (ci sarà) ogni tipo di uomini: alcuni
rischiano di essere fatti schiavi e altri arricchiscono rapendo le cose degli altri.
[7] I re saranno come mostri marini, che inghiottono uomini come pesci, renderanno schiavi i
figli e le figlie di uomini liberi, ruberanno case, campi, greggi e possessi.
[8] Delle carni di molti ciberanno ingiustamente corvi e ibi, procederanno verso il male,
crescendo in avidità.
[9] Come tempeste saranno falsi profeti e perseguiteranno tutti i giusti.
XXII.
[1] Il Signore porterà contro di loro divisioni reciproche, e in Israele ci saranno guerre
continue.
[2] Il mio regno finirà per opera di stranieri, finché non giunga la salvezza di Israele, fino alla
parusia del Dio di giustizia, cosicché Giacobbe e tutti i popoli vivranno in pace.
[3] Egli custodirà la forza del mio regno per sempre, perché con giuramento il Signore mi ha
giurato di non togliere il regno alla mia discendenza, per sempre.
XXIII.
[1] Molto dolore, figlioli miei, mi é stato arrecato dalle licenziosità e dalle magie che farete a
disdoro del regno, seguendo chi parla col ventre, àuguri e spiriti dell'inganno.
[2] Delle vostre figlie farete delle ballerine e delle prostitute; vi mescolerete alle abominazioni
delle genti.
[3] Per questo Dio porterà contro di voi fame e peste, morte e spada [vendicatrice], assedio [e
cani per dilaniare] di nemici e vergogna di amici, [rovina e infiammazione degli occhi]
uccisione di bambini e rapimento di spose, furto di beni e bruciamento del tempio di Dio,
devastazione della vostra terra e di voi stessi schiavitù fra le genti.
[4] Mutileranno i vostri figli, per farne degli eunuchi per le loro donne.
[5] Finché non vi rivolgerete al Signore con cuore perfetto, pentendovi e comportandovi
secondo tutti i Suoi comandamenti, e così il Signore rivolgerà a voi il Suo sguardo
misericordioso e vi ricondurrà (in patria) dall'esilio delle genti.
XXIV.
[1] Dopo di ciò, sorgerà per voi una stella da Giacobbe, nella pace. E verrà un uomo della mia
discendenza, come sole di giustizia, che camminerà con gli uomini in mansuetudine e giustizia
e nessun peccato si troverà in lui.
[2] I cieli si apriranno sopra di lui a riversare lo spirito come benedizione del padre Santo. Egli
verserà su di voi lo spirito di grazia.
[3] Voi sarete nella verità e procederete nei Suoi comandamenti, nei primi e negli ultimi.
[4] [Questo é il germoglio di Dio Altissimo, questa é la fonte per la vita di tutti].
[5] Allora brillerà lo scettro del mio regno e dalla vostra radice spunterà un pollone.
[6] Da essa fiorirà un bastone di giustizia per le genti, a giudicare e a salvare tutti coloro che
invocano il Signore.
XXV.
[1] Dopo di ciò, Abramo, Isacco e Giacobbe risorgeranno per la vita; io e i miei fratelli saremo i
capi delle tribù di Israele: primo Levi, secondo io, terzo Giuseppe, quarto Beniamino, quinto
Simone, sesto Issacar, e così tutti in fila.
[2] Il Signore ha benedetto Levi, me l'angelo del Volto, le potenze della gloria Simeone, il cielo
Ruben, la terra Issacar, il mare Zabuloné i monti Giuseppe, la tenda Beniamino, le stelle Dané
la + delizia + Neftali, il sole Gad e la luna Aser.
[3] Ci sarà un solo popolo del Signore e una sola lingua, e lì non ci sarà lo spirito d'inganno di
Beliar, perché sarà gettato nel fuoco per sempre.
[4] Coloro che sono morti nel dolore, risorgeranno nella gioia, i poveri per il Signore saranno
fatti ricchi e coloro che sono morti per il Signore, si risveglieranno alla vita.
[5] I cervi di Giacobbe correranno nell'esultanza e le aquile di Israele voleranno nella gioia. [Gli
empi soffriranno e i peccatori piangeranno]. E tutti i popoli glorificheranno il Signore per
sempre.
XXVI.
[1] Osservate, dunque, figlioli miei, tutta la Legge del Signore, perché c'é una speranza per
tutti coloro che si attengono alle Sue vie".
[2] (Giuda) disse loro: "Ecco, io muoio oggi, in età di centodiciannove anni.
[3] Nessuno mi seppellisca (avvolto) in una veste preziosa, ma portatemi a Hebroné là dove
sono i miei padri".
[4] Detto questo si addormentò; e i suoi figli fecero in tutto come aveva prescritto loro. Lo
seppellirono coi suoi padri a Hebron.

TESTAMENTO DI ISSACAR *, QUINTO FIGLIO DI GIACOBBE E DI LEA
Nel Testamento di Issacar si distinguono le seguenti sezioni: narrazione della vita: IÄIII. I
passi IV e V, 1-3 appartengono alla parenesi giudaica. V, 6Ä8 é un piccolo passo "LeviÄGiuda".
Il cap. VI contiene un "passo SER" e il cap. VII la conclusione.
Anche nella narrazione della vita (capp. IÄIII) é facile distinguere un fondo originario, che non
aveva interesse a speculare sul numero delle mandragole, e uno successivo, che si interessava
anche del numero.
Già la tradizione ha individuato il tema di questo piccolo Testamento nella semplicità di cuore.
La semplicità della vita é messa in relazione alla pratica dell'agricoltura, il cui abbandono é
considerato fonte di mali. Dietro al Testamento di Issacar si muove una società contadina che
guarda con grande diffidenza a quella della città. E' la frattura che si produsse nella società
giudaica a partire forse dal Il sec. a. C. e che si andò aggravando nel corso dei due secoli
seguenti. Il dominio dei farisei sulle città più importanti aggravò la mancanza di comunione con
gli abitanti della campagna (diverso calendario liturgico, obbligo per i cittadini di ripagare le
decime sui prodotti provenienti dalla campagna).
I.
[1] Copia delle parole di Issacar. Chiamati i suoi figli, disse: "Ascoltate, figlioli, Issacar, vostro
padre, porgete orecchio alle parole dell'amato del Signore.
[2] Fui generato come quinto figlio a Giacobbe in ricompensa delle mandragole.
[3] Infatti, Ruben, mio fratello, aveva portato delle mandragole dal campo, ma Rachele,
andatagli incontro, le prese.
[4] Ruben si mise a piangere e alla sua voce uscì Lea, mia madre.
[5] Queste mele erano profumate, quali produce la terra di Haran in alto, sotto a un precipizio
d'acqua.
[6] Disse Rachele:Non te le do, ma le voglio tenere in luogo dei figli.
[7] Le mele, dunque, erano due. Disse Lea:Ti basti avermi preso il marito. Non mi prenderai
anche queste?.
[8] Le disse Rachele:Prenditi Giacobbe per questa notte in luogo delle mandragole di tuo
figlio.
[9] Le rispose Lea: Giacobbe é mio, perché io sono la sposa della sua giovinezza.
[10] Disse Rachele:Non vantarti e non gloriarti, perché egli fu fidanzato a me prima che a te, e
per amor mio servì nostro padre per quattordici anni.
[11] E se l'inganno non fosse cresciuto sopra la terra e la malvagità degli uomini non si fosse
estesa, tu non saresti a guardare il volto di Giacobbe.
[12] Tu infatti non sei sua moglie, ma al posto mio fosti introdotta presso di lui con l'inganno.
[13] Mio padre mi ingannò e quella notte mi tenne lontano. Fece in modo che Giacobbe non mi
vedesse, perché se ci fossi stata, non gli sarebbe capitato questo.
[14] Ma per le mandragole ti presto per una notte Giacobbe.
[15] Giacobbe conobbe Lea, che concepì e mi generò. Per questo compenso fui chiamato
Issacar.
II.
[1] Allora, dunque, apparve a Giacobbe un angelo del Signore, il quale gli disse che Rachele
avrebbe avuto dei figli, perché aveva disprezzato l'unione carnale e aveva scelto la
continenza.
[2] E se mia madre Lea non avesse dato le due mele in cambio dell'unione carnale, avrebbe
avuto otto figli; per questo invece ne fece sei e Rachele partorì gli altri due, perché il Signore
aveva volto il Suo sguardo su di lei per l'affare delle mandragole.
[3] Aveva visto infatti che lei si voleva unire con Giacobbe per i figli e non per il piacere.
[4] Anche il giorno dopo, di nuovo, cedette Giacobbe. Per l'affare delle mandragole, dunque, il
Signore esaudì Rachele.
[5] Per quanto poi le desiderasse, non le mangiò, ma le offrì nel tempio del Signore,
portandole al sacerdote che c'era in quel tempo.
III.
[1] Quando, dunque, diventai adulto, figlioli miei, mi comportai con rettitudine di cuore e feci il
contadino per mio padre e per i miei fratelli e portavo frutti dai campi.
[2] Mio padre mi benediceva, vedendo che mi comportavo in semplicità davanti a lui.
[3] Non ero intrigante nel mio comportamento, non invidioso né malevolo verso il mio
prossimo.
[4] Non ho mai calunniato nessuno, né di alcuno ho biasimato la vita.
[5] A trentacinque anni mi sposai, perché la fatica aveva distrutto (ormai) la mia forza e io non
pensavo (più) al piacere della donna, ma il sonno mi veniva a causa della fatica.
[6] Mio padre era sempre contento della mia semplicità, perché offrivo ogni primizia al Signore
attraverso il sacerdote, e poi anche a mio padre.
[7] E il Signore raddoppiava i Suoi beni nelle mie mani. E anche mio padre Giacobbe capì che il
Signore aiutava la mia semplicità.
[8] Infatti nella semplicità del mio cuore offrivo tutto (ciò che veniva) dai beni della terra ai
poveri e agli afflitti.
IV.
[1] E ora ascoltatemi, figlioli, e comportatevi con la semplicità del vostro cuore, perché ho
capito che é in questa che si fonda tutta la benevolenza del Signore.
[2] Il semplice non desidera l'oro, né defrauda il prossimo; non desidera cibi numerosi, né
vuole una veste diversa.
3] Non desidera di vivere a lungo, ma solo accetta la volontà di Dio.
[4] Nemmeno gli spiriti dell'inganno hanno su di lui nessuna forza, perché sa non essere
sensibile alla bellezza femminile, [per non contaminare col turbamento il suo animo].
[5] La gelosia non entrerà nei suoi pensieri, [la malevolenza non distrugge la sua anima] né,
con l'avidità, la confusione nell'animo.
[6] Egli si comporta con semplicità d'animo e tutto guarda con rettitudine di cuore, senza
lasciare che i suoi occhi divengano cattivi per l'inganno del mondo, affinché non veda i
comandamenti di Dio trasgrediti.
V.
[1] Osservate, dunque, figlioli miei, la Legge di Dio, e acquistate la semplicità, comportatevi
con schiettezza, non immischiatevi negli affari del prossimo.
[2] Ma amate piuttosto il Signore e il prossimo. Abbiate misericordia del povero e del malato.
[3] Piegate la vostra spalla al lavoro dei campi e coltivateli secondo ogni cultura, offrendo doni
al Signore con rendimento di grazie.
[4] Perché il Signore vi benedirà per mezzo delle primizie dei frutti della terra, come ha fatto
con tutti i suoi santi da Abele fino ad ora.
[5] A voi infatti non é concessa nessun'altra parte, se non (quella) del grasso della terra, i cui
frutti (si ottengono) a prezzo di fatica.
[6] Infatti anche mio padre Giacobbe mi benedisse con le benedizioni della terra e delle
primizie.
[7] Anche Levi e Giuda furono glorificati dal Signore perfino in mezzo ai figli di Giacobbe. Il
Signore fissò per loro un'eredità: a Levi dette il sacerdozio, a Giuda il regno.
[8] Ubbidite, dunque, a loro e comportatevi secondo la semplicità di vostro padre. [Ma a Gad
fu concesso di distruggere per Israele la pirateria che si andava affermando].
VI.
[1] Io so, figlioli miei, che negli ultimi tempi i vostri figli abbandoneranno la semplicità, si
attaccheranno all'avidità, e, messa da parte la schiettezza, si avvicineranno alla malvagità.
Abbandonando i comandamenti del Signore, si attaccheranno a Beliar.
[2] Messa da parte l'agricoltura, seguiranno i loro pensieri cattivi; saranno dispersi tra le genti
e saranno schiavi dei loro nemici.
[3] Voi, dunque, dite queste cose ai vostri figlioli, affinché, se peccano, ritornino presto al
Signore,
[4] perché é misericordioso e li libererà, facendoli tornare nella loro terra.
VII.
[1] Io ho centoventidue anni e non ho conosciuto in me peccato da morire.
[2] Eccetto mia moglie, non ho conosciuto altra donna. Non ho commesso impudicizia, alzando
i miei occhi.
[3] Vino fino allo smarrimento non ho bevuto; nessuna cosa bella del prossimo ho desiderato.
[4] Inganno non c'é stato nel mio cuore, menzogna non é uscita dalle mie labbra.
[5] Con chiunque soffrisse, ho gemuto, e col povero ho spartito il mio pane. Non ho mangiato
da solo; non ho spostato confini. Piamente mi sono comportato in tutti i miei giorni; ho
custodito la verità.
[6] Il Signore ho amato e ogni uomo con tutto il mio cuore.
[7] Fate questo anche voi, figlioli miei, e ogni spirito di Beliar fuggirà da voi, né alcuna opera di
uomini malvagi avrà potere su di voi. Ogni bestia selvaggia sottometterete, perché avrete con
voi il Dio del cielo e della terra, se procederete con gli uomini in semplicità di cuore.
[8] Ordinò loro che lo portassero a Hebron e lì lo seppellissero, insieme coi suoi padri.
[9] Stese le sue gambe, in buona vecchiezza si addormentò nel sonno eterno.
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