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 IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 4

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filippo

filippo


Data d'iscrizione : 27.01.10
Età : 44

IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 4 Empty
MessaggioTitolo: IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 4   IL TESTAMENTO DEI DODICI PATRIARCHI PARTE 4 EmptyLun Mag 07, 2012 9:06 pm

TESTAMENTO DI NEFTALI, OTTAVO FIGLIO DI GIACOBBE E DI BALLA
I.
[1] Copia del testamento di Neftali, che fece al momento della sua morte, all'età di centotrenta
anni.
[2] I suoi figli si radunarono il primo giorno del settimo mese ed egli preparò loro un pranzo.
[3] All'alba, quando si svegliò, disse loro: "Sto per morire"; ma loro non ci credevano.
[4] Ed egli, dando gloria al Signore, confermò che sarebbe morto dopo il pranzo + del giorno
prima +.
[5] Cominciò a dire: "Ascoltate, figlioli miei, figli di Neftali, ascoltate le parole di vostro padre.
[6] Io nacqui da Balla; Rachele aveva agito con inganno: dette a Giacobbe Balla invece di sé
stessa. E lei mi concepì e mi partorì sulle ginocchia di Rachele. Per questo mi chiamò Neftali.
[7] Rachele mi amò, perché fui partorito sulle sue ginocchia. E quando ero ancora tenero, mi
baciava dicendo: Possa vedere un fratello tuo simile a te, ma dal mio seno.
[8] Per questo, secondo le preghiere di Rachele, Giuseppe fu in tutto simile a me.
[9] Mia madre Balla era figlia di Ruthaio, fratello di Debora, la nutrice di Rebecca: nacque lo
stesso giorno di Rachele.
[10] Ruthaio era della stirpe di Abramo, caldeo, timorato di Dio, uomo libero e nobile.
[11] Fatto prigioniero, fu comprato da Labano, che gli dette in moglie la sua serva Euna, la
quale partorì una figlia, alla quale (egli) pose nome Zelfa, dal nome della città, nella quale era
stato fatto prigioniero.
[12] Dopo partorì Balla, dicendo:Mia figlia fa qualcosa di nuovo, perché, appena nata, toccava
la mammella e cercava di poppare.
II.
[1] I miei piedi erano leggeri come quelli di un cervo, e mio padre Giacobbe mi incaricò di
portare tutti i messaggi: e come cervo mi benedisse.
[2] Infatti, come il vasaio conosce la capacità del vaso e usa la creta che ci vuole, così il
Signore crea il corpo a somiglianza dello spirito e mette lo spirito a seconda della potenza del
corpo.
[3] Non resta fuori un terzo di capello: secondo peso, misura e regola tutta la creazione é stata
fatta.
[4] E come il vasaio conosce l'uso di ciascun oggetto, a cosa sia adatto, così anche il Signore
conosce il corpo, fino a che punto sia adatto nel bene e dove vada nel male.
[5] Ché non c'é immagine o idea che il Signore non conosca, perché ha creato ogni uomo a
Sua immagine.
[6] Come é la forza di ciascuno, così é anche la sua opera; come il suo occhio, così il suo
sonno; come la sua anima, così la sua parola, o nella Legge del Signore o in quella di Beliar.
[7] E come c'é una distinzione tra la luce e la tenebra, e tra la vista e l'udito, così c'é
distinzione fra uomo e uomo e fra donna e donna; e non é possibile dire che cosa all'apparenza
possa essere inferiore in qualcuno.
[8] Dio ha fatto bello tutto secondo ordine: i cinque sensi (ha posto) nel capo; al capo ha
adattato il collo e gli ha aggiunto i capelli per bellezza e decoro; poi il cuore per pensare, il
ventre per evacuare, lo stomaco per..., l'esofago per la salute, il fegato per l'ira, la bile per
l'amarezza, la milza per il riso, i reni per l'astuzia, i lombi per la potenza, i fianchi per dormire,
i lombi per la forza e così via.
[9] Così, dunque, siano, figlioli miei, tutte le vostre opere ordinate per il bene, nel timore di
Dio; non fate nulla di disordinato, con disprezzo, nulla fuori del suo tempo. [10] Che se dici
all'occhio di ascoltare, non lo può: allo stesso modo nemmeno potete fare le opere della luce,
stando nelle tenebre.
III.
[1] Non vi date, dunque, da fare per distruggere le vostre opere con l'avidità, né per ingannare
le vostre anime con parole vuote, perché é nel silenzio e nella purezza di cuore che voi siete in
grado di afferrare la volontà di Dio e di rigettare quella di Beliar.
[2] Il sole, la luna e le stelle non cambiano il proprio ordine; allo stesso modo neanche voi
dovete cambiare la Legge di Dio col disordine delle vostre azioni.
[3] Popoli ingannati e che hanno abbandonato il Signore, hanno cambiato il proprio ordine:
hanno ubbidito a legni e a pietre, agli spiriti dell'inganno.
[4] Ma voi non (fate) così, perché conoscete, nel fondamento (del cielo), nella terra e nel
mare, e in tutte le opere della creazione, il Signore, che ha creato tutte le cose. (Non fate
così), per non diventare come Sodoma, che cambiò l'ordine della sua natura.
[5] Ugualmente anche i Vigilanti cambiarono l'ordine della loro natura, e il Signore li maledisse
al tempo del diluvio. Così a causa loro fece la terra vuota di abitanti e di frutti.
IV.
[1] Vi dico queste cose, figlioli miei, perché ho letto nello scritto di Enoc che anche voi vi
allontanerete dal Signore, procedendo in ogni trasgressione delle genti, e commetterete ogni
malvagità di Sodoma.
[2] Il Signore vi porterà la prigionia e sarete schiavi, là, dei vostri nemici; vivrete in ogni
dolore e tribolazione, finché il Signore non vi distruggerà tutti.
[3] Ridotti a un piccolo numero, vi pentirete e riconoscerete il Signore, vostro Dio, il quale vi
ricondurrà nella vostra terra secondo la Sua grande misericordia.
[4] Ma avverrà che quando saranno tornati nella terra dei loro padri, si dimenticheranno di
nuovo del Signore e commetteranno empietà.
[5] E il Signore li disperderà sulla faccia di tutta la terra, finché non venga la misericordia del
Signore quando l'uomo praticherà la giustizia e la misericordia verso tutti, sia lontani sia vicini.
V.
[1] Nel quarantesimo anno della mia vita ebbi una visione sul Monte dell'Ulivo, a oriente di
Gerusalemme: (vidi) che il sole e la luna si erano fermati.
[2] Ed ecco Isacco, il padre di mio padre, ci diceva:Correte e agguantate, ciascuno secondo la
sua capacità: il sole e la luna saranno di chi li afferra.
[3] Noi corremmo tutti insieme e Levi agguantò il sole, mentre Giuda, precedendo gli altri,
afferrò la luna. E furono innalzati con i due astri.
[4] Mentre Levi era come il sole, ecco un giovane che gli dà in aggiunta dodici foglie di palma.
Giuda diventò splendente come la luna e sotto i loro piedi c'erano dodici raggi.
[5] Levi e Giuda si corsero tutt'e due incontro e si tennero saldi.
[6] Ed ecco (apparve) un toro sopra la terra, con due grandi corna ed ali d'aquila sul suo
dorso. Noi volevamo afferrarlo, ma non ci riuscimmo.
[7] Ma venne Giuseppe, che lo pigliò e salì con lui in alto.
[8] Poiché ero là, vidi, ed ecco che ci apparve un'iscrizione santa che diceva: assiri, medi,
persiani, caldei, siriani prenderanno possesso delle dodici tribù di Israele, come loro
prigioniere.
VI.
[1] E di nuovo, dopo sette giorni, vidi mio padre Giacobbe che stava in piedi nel mare di
Yamnia e noi eravamo con lui.
[2] Ed ecco arrivò una nave a vela senza marinai e senza nocchiero. Sulla nave stava scritto
"nave di Giacobbe".
[3] Allora nostro padre ci dice:Via, saliamo sulla nostra nave.
[4] Ma appena ci fummo entrati, avvenne una terribile tempesta e un grande uragano di
vento; nostro padre, che teneva il timone, si allontanò da noi.
[5] Noi eravamo portati sul mare in mezzo alla tempesta. La nave, colpita da onde altissime, si
riempì d'acqua, così da sfasciarsi.
[6] Giuseppe si salvò su una scialuppa e noi ci separammo su dieci zattere, ché Levi e Giuda
erano su una stessa.
[7] E noi fummo dispersi fino ai confini della terra.
[8] Levi, vestito di sacco, pregava il Signore.
[9] Quando poi cessò la tempesta, la nave arrivò a riva come in bonaccia. [10] Ed ecco arrivò
nostro padre e tutti insieme ci rallegrammo.
VII.
[1] Questi due sogni raccontai a mio padre, che mi disse: Bisogna che queste cose si
adempiano al loro tempo, quando Israele avrà sofferto molto.
[2] Allora mio padre mi disse:Ho fiducia in Dio che Giuseppe sia vivo: vedo infatti in tutte le
occasioni che Dio lo numera insieme con noi.
[3] E piangendo continuava: Ahimé! figlio mio Giuseppe, tu vivi e io non ti vedo, e nemmeno
tu vedi Giacobbe, che ti ha generato.
[4] Con queste parole fece piangere anche me. Io ardevo nelle mie viscere (dal desiderio) di
svelargli che Giuseppe, era stato venduto. Ma avevo paura dei miei fratelli.
VIII.
[1] Ed ecco, figlioli miei, io vi ho mostrato gli ultimi tempi, come tutto ciò avverrà in Israele.
[2] Anche voi, dunque, ordinate ai vostri figli di stare uniti a Levi e a Giuda. Ché attraverso
loro sorgerà la salvezza per Israele e attraverso loro sarà benedetto Giacobbe.
[3] Attraverso le loro tribù Dio apparirà sulla terra per salvare la stirpe di Israele, [[abitando
fra gli uomini], e per raccogliere i giusti di fra le genti.
[4] Se farete il bene, vi benediranno gli uomini e gli angeli, Dio sarà glorificato fra le genti per
mezzo vostro, il diavolo fuggirà da voi, le bestie selvagge vi temeranno, il Signore vi amerà e
gli angeli vi staranno vicini.
[5] [Come chi alleva bene un figlio crea un bel ricordo (di sé), così anche per la buona azione
c'é un buon ricordo presso Dio].
[6] Ma chi non fa il bene, lui malediranno gli angeli e gli uomini, Dio sarà disprezzato fra le
genti per causa sua, il diavolo abiterà in lui come in casa propria, tutte le bestie selvagge lo
domineranno, il Signore lo odierà, .
[7] Infatti i comandamenti della Legge sono doppi e devono essere adempiuti con arte.
[8] Perché c'é il momento dell'unione con la donna, e c'é il momento della continenza, perché
egli possa pregare.
[9] Tutt'e due sono comandamenti di Dio e se non fossero messi in pratica secondo il loro
ordine, un grandissimo peccato farebbero commettere agli uomini. E questo vale anche per
tutti gli altri comandamenti.
[10] Siate, dunque, saggi in Dio, figlioli miei, e intelligenti, comprendendo l'ordine dei suoi
comandamenti e le regole di ogni azione, perché il Signore vi ami".
IX.
[1] Dopo aver fatto loro molte altre raccomandazioni simili a queste, li invitò a portare le sue
ossa a Hebroné e a seppellirlo insieme coi suoi padri.
[2] Mangiato e bevuto in allegrezza di spirito, si coprì il volto e morì.
[3] I suoi figli fecero tutto come aveva ordinato loro Neftali, loro padre.

TESTAMENTO DI GAD, NONO FIGLIO DI GIACOBBE E DI ZELFA
I.
[1] Copia del testamento di Gad, le cose che disse ai suoi figli all'età di centoventicinque anni.
Egli disse loro:
[2] "Ascoltate, figlioli miei: nacqui come nono figlio a Giacobbe; ero coraggioso alla guardia dei
greggi.
[3] Di notte guardavo il gregge e quando veniva il leone, il lupo, il leopardo, l'orso o un'altra
fiera ad assalire il gregge, la inseguivo e la raggiungevo; la prendevo con la mano per un
piede, la scagliavo quanto si può scagliare un sasso e l'ammazzavo.
[4] Una volta, mio fratello Giuseppe pascolava il gregge insieme con noi per trenta giorni e,
essendo giovanetto, si ammalò per il gran caldo.
[5] Ritornò a Hebron da nostro padre, che lo mise a letto vicino a sé, perché lo amava.
[6] Giuseppe disse a nostro padre che i figli di Zelfa e di Balla uccidevano le bestie più belle e
le mangiavano contrariamente alla volontà di Ruben e di Giuda.
[7] Infatti mi aveva visto levare un agnello dalla bocca di un orso, che ammazzai; ma uccisi
anche l'agnello. Mi dispiacque per l'agnello, perché non poteva vivere: lo mangiammo.
[8] Per questo vissi adirato contro Giuseppe fino al giorno in cui fu venduto.
[9] Lo spirito dell'odio era dentro di me e non avrei voluto né sentirlo né vederlo, perché ci
aveva biasimato in faccia dicendo che mangiavamo le bestie del gregge senza Giuda.
Qualunque cosa, infatti, dicesse al padre, gli credeva.
II.
[1] Io riconosco ora il mio peccato, figlioli, che moltissime volte avrei voluto ammazzarlo,
perché l'odiavo con l'anima.
[2] Anche per i sogni accrebbi l'odio contro di lui e avrei voluto cancellarlo dalla terra dei
viventi, allo stesso modo che il vitello strappa l'erba del prato.
[3] Giuda lo vendette di nascosto agli Ismaeliti.
[5] Così il Dio dei nostri padri lo protesse dalle nostre mani, perché non commettessimo in
Israele un peccato grande.
III.
[1] Ora ascoltate la parola della verità, per praticare la giustizia e osservare tutta la Legge
dell'Altissimo; non vi lasciate ingannare dallo spirito dell'odio, perché é cattivo in tutte le azioni
degli uomini.
[2] Qualunque cosa uno faccia, colui che odia lo aborre; se c'é uno che osserva la Legge del
Signore, non lo loda; se c'é uno che teme il Signore e vuole ciò che é giusto, non lo ama.
[3] Disprezza la verità, invidia colui cui le cose vanno bene, ha cara la maldicenza, ama la
superbia, perché l'odio accieca la sua anima, come anch'io allora guardavo Giuseppe (da
cieco).
IV.
[1] Guardatevi, dunque, figlioli miei, dall'odio, perché pecca direttamente contro il Signore.
[2] Non vuole infatti ascoltare le parole dei Suoi comandamenti riguardo all'amore per il
prossimo; così pecca contro Dio.
[3] Se infatti cade un fratello, subito cerca di farlo sapere a tutti e si dà da fare perché,
giudicato e punito, possa morire.
[4] Se ha a che fare con uno schiavo, lo mette contro il suo padrone e lo assale con ogni
tribolazione, per vedere se può ucciderlo.
[5] L'odio fa causa comune con l'invidia anche contro coloro che hanno fortuna: quando sente
dire e vede che le cose vanno bene, sempre si ammala.
[6] Come l'amore vorrebbe far vivere perfino i morti e vorrebbe richiamare indietro coloro che
sono stati condannati a morte, così l'odio vorrebbe ammazzare chi é vivo e non vorrebbe che
vivessero coloro che hanno commesso un piccolo peccato.
[7] Infatti lo spirito dell'odio, attraverso la piccolezza di spirito, agisce insieme con Satana, in
tutte le occasioni, per la morte degli uomini. Invece lo spirito dell'amore, attraverso la
grandezza d'animo, agisce insieme con la Legge di Dio per la salvezza degli uomini.
V.
[1] Cattivo, dunque, é l'odio, perché sta continuamente attaccato alla menzogna, parlando
contro la verità: fa grandi le cose piccole, presenta la luce come tenebra, il dolce dice che é
amaro; insegna calunnia, ira, guerra, prepotenza e ogni avidità; riempie il cuore di mali e di
veleno diabolico.
[2] Questo per esperienza vi dico, figlioli miei, perché cacciate da voi l'odio che é diabolico e
aderiate all'amore di Dio.
[3] La giustizia caccia l'odio, l'umiltà uccide l'invidia: il giusto e umile si vergogna di
commettere ciò che é ingiusto, pur non essendo condannato da altri, ma solo dal suo cuore,
perché il Signore sorveglia la sua anima.
[4] Non sparla dell'uomo pio, perché il timore di Dio abita in lui.
[5] Temendo di offendere il Signore, non vuole in alcun modo commettere ingiustizia contro
nessuno, nemmeno col pensiero.
[6] Questo capii da ultimo, dopo che mi fui pentito riguardo a Giuseppe.
[7] Il vero pentimento, quello secondo Dio, distrugge l'ignoranza, fa fuggire la tenebra,
illumina gli occhi, procura all'anima la conoscenza e guida la volontà verso la salvezza.
[8] Ciò che non ha imparato dagli uomini, lo apprende dal pentimento.
[9] Il Signore mi mandò una malattia di fegato e, se le preghiere di mio padre non mi avessero
aiutato, poco mancò che morissi.
[10] L'uomo é punito con la sua stessa trasgressione.
[11] Poiché il mio fegato fu spietato contro Giuseppe, soffrendo di fegato fui condannato senza
pietà a dieci volte il tempo che ce l'ebbi con Giuseppe.
VI.
[1] E ora, figlioli miei, questa é la mia esortazione: amate ciascuno il suo prossimo e cacciate
l'odio dai vostri cuori. Amatevi gli uni gli altri con i fatti, con le parole e con l'atteggiamento
dello spirito.
[2] Io, in faccia a mio padre, parlavo con Giuseppe pacificamente, ma una volta uscito dalla
sua presenza, lo spirito dell'odio mi ottenebrava la mente e sconvolgeva la mia ragione fino al
punto che l'avrei ucciso.
[3] Amatevi gli uni gli altri di cuore; e se uno pecca contro di te, parlagli in pace, senza
nascondere inganno dentro di te; se poi si pente e confessa, perdonagli.
[4] Ma se nega, non bisticciare con lui, ché, se giurasse, tu faresti due peccati.
[5] [Che nessun estraneo ascolti il vostro segreto durante l'alterco, affinché non ti odi, divenga
tuo nemico e commetta (così) un grande peccato a causa tua, perché parlerà spesso di te con
menzogne e si affaccenderà intorno a te nel male, avendo ricevuto il veleno da te].
[6] Ma se negherà, perché si vergogna di essere convinto, lascialo in pace senza convincerlo;
ché colui che nega (in queste condizioni di spirito), si é pentito di averti fatto del male: avrà
timore e starà in pace (con te).
[7] Se poi é spudorato e insiste nel male, anche in questo caso perdonagli di cuore e lascia la
vendetta a Dio.
VII.
[1] E se a uno le cose vanno meglio che a voi, non ve ne addolorate, ma pregate per lui,
perché gli vadano perfettamente. Ché questo é vantaggioso per voi.
[2] E se uno si innalza ancora di più, non invidiatelo, ricordando che ogni essere vivente deve
morire. Piuttosto, offrite inni al Signore, che é quello che dà i beni e ciò che é utile a tutti gli
uomini.
[3] Cerca la volontà di Dio: Egli ti illuminerà e darà pace alla tua volontà.
[4] Se poi uno arricchisce col male, come Esaù, il fratello di mio padre, non invidiatelo.
Aspettate il tempo del Signore:
[5] Egli può togliere questi beni con sventure, o lasciarli, se il possessore si é pentito, o
ancora, se non si pente, può lasciarglieli per una punizione eterna.
[6] Chi é povero e senza invidie e in tutto rende grazie al Signore, questi é il più ricco di tutti,
perché non ha la fatica cattiva degli uomini.
[7] Cacciate, dunque, l'odio dalle anime vostre e amatevi tra di voi con rettitudine di cuore.
VIII.
[1] Dite queste cose anche voi ai vostri figli, perché onorino Levi e Giuda, in quanto é da essi
che il Signore, per voi, farà sorgere la salvezza per Israele.
[2] Io ho saputo che i vostri figli si staccheranno da loro alla fine dei tempi e staranno lontani
dal Signore con ogni malvagità, cattiveria e corruzione".
[3] Dopo essersi riposato un po' riprese: "Figlioli miei, obbedite a vostro padre e seppellitemi
vicino ai miei padri".
[4] Stesi i suoi piedi, si addormentò in pace.
[5] Cinque anni dopo lo trasportarono a Hebron e lo seppellirono coi suoi padri.

TESTAMENTO DI ASER *, DECIMO FIGLIO DI GIACOBBE E DI ZELFA
I.
[1] Copia del testamento di Aser, che cosa disse ai suoi figli all'età di centoventicinque anni.
[2] Era sano quando disse loro:
"Ascoltate, figlioli di Aser, vostro padre e vi mostrerò ciò che é retto davanti a Dio.
[3] Dio ha dato ai figli degli uomini due vie, due volontà, due azioni, due modi di comportarsi e
due fini.
[4] Per questo tutte le cose sono due a due, l'una di fronte all'altra.
[5] Ci sono infatti due vie, quella del bene e quella del male. Su queste si fondano le due
volontà che stanno nel nostro petto e che servono a distinguerle.
[6] Se, dunque, l'anima vuole procedere bene, compie tutte le sue azioni nella giustizia, e
anche se pecca, subito si pente,
[7] perché, pensando ciò che é giusto e respingendo la malvagità, rovescia subito a terra il
male e sradica il peccato.
[8] Ma se la volontà piega verso il male, ogni sua azione é nel male, in quanto respinge il
bene, aderisce al male e dominata da Beliar. Anche se fa il bene, lo cambia in male.
[9] Quando comincia a fare il bene, conduce nel male la fine dell'azione, ché lo scrigno della
volontà é pieno di spirito cattivo.
II.
[1] C'é (per esempio) l'anima che a parole mette il bene al di sopra del male, ma conduce nel
male la fine dell'azione.
[2] C'é l'uomo che non ha misericordia di chi lo aiuta col male: anche questo é un caso di
doppia faccia, ma l'insieme é cattivo.
[3] C'é l'uomo che ama chi fa il male [come nel male é lui], così da scegliere di morire nel
male per amore suo: anche riguardo a questo caso, é evidente che si tratta di doppia faccia,
ma l'insieme é un'azione cattiva.
[4] Anche se c'é amore é nel male; l'amore nasconde il male, perché di nome (in questo caso)
é come bene. Ma la conclusione dell'azione si risolve nel male.
[5] C'é chi ruba, commette ingiustizia, rapina, fa prepotenze, ma tuttavia ha misericordia dei
poveri: anche questo é un caso di doppia faccia, ma l'insieme é cattivo.
[6] C'é chi é prepotente col prossimo, suscita l'ira di Dio, trasgredisce il giuramento fatto in
nome dell'Altissimo, tuttavia ha misericordia del povero; disprezza e provoca a sdegno il
Signore che ha dato la Legge, tuttavia dà ristoro al povero.
[7] Macchia l'anima e fa splendente il corpo, uccide molti e ha pietà di pochi. Anche questo é
un caso di doppia faccia, ma l'insieme é cattivo.
[8] C'é chi commette adulterio e fornicazione, ma tuttavia si astiene dai cibi: anche
digiunando, fa il male; con la potenza e con la ricchezza travolge molti e, se osserva dei
comandamenti, lo fa per eccesso di malvagità: anche questo é un caso di doppia faccia, ma
l'insieme é cattivo.
[9] Questa gente é (come) le lepri, che per metà sono pure, ma in realtà sono impure.
[10] Così ha detto Dio nelle tavole delle Leggi.
III.
[1] Ma voi, figlioli miei, non siate uomini dalla doppia faccia, quella del bene e quella del male,
ma aderite piuttosto al bene solo, perché il Signore Iddio si riposa in esso e gli uomini lo
bramano.
[2] Fuggite la malvagità, distruggendo la volontà per mezzo delle vostre opere buone, perché
coloro che hanno il doppio volto non sono di Dio, ma servono i loro desideri, per piacere a
Beliar e agli uomini simili a loro.
IV.
[1] Gli uomini buoni hanno anche una sola faccia, anche se coloro che ce l'hanno doppia
ritengono che pecchino, sono giusti di fronte a Dio.
[2] Molti che uccidono i malvagi fanno due opere, una buona e una cattiva, ma l'insieme é
buono, perché (chi fa così) sradica il male e lo fa perire.
[3] C'é chi odia il misericordioso, che tuttavia é ingiusto, e l'adultero che tuttavia digiuna:
anche questo é un caso di doppia faccia, ma l'insieme é un'opera buona, perché imita il
Signore, in quanto non accetta ciò che appare buono insieme con ciò che é buono davvero.
[4] Un altro non vuol vedere giorni buoni insieme con gente dissoluta, per non macchiare né il
corpo né l'anima: anche questo é un caso di doppia faccia, ma l'insieme é buono.
[5] Ché gente come questa é simile a caprioli e a cervi, i quali secondo il genere degli animali
selvatici sembrano essere impuri, ma nell'insieme sono puri, perché (questa gente) procede
nello zelo del Signore, tenendosi lontana da ciò che anche Dio proibisce attraverso i
comandamenti, perché lo odia, e separa il male dal bene.
V.
[1] Vedete, figlioli, come in tutte le cose ci siano due (facce), una di fronte all'altra e l'una é
nascosta dall'altra: nel possesso, l'ingordigia; nella gioia, l'ebbrezza; nel riso, il dolore, nel
matrimonio, la dissolutezza.
[2] Alla vita segue la morte, alla gloria il disonore, al giorno la notte, alla luce la tenebra; ma
le cose nella loro globalità stanno sotto il giorno, sotto la vita le cose giuste, sotto la morte
quelle ingiuste. Per questo alla morte segue la vita eterna.
[3] E non é possibile dire menzogna la verità, né ingiusto ciò che é giusto, perché tutta la
verità sta sotto la luce, come tutte le cose sotto Dio.
[4] Tutte queste cose io ho provato nella mia vita e non sono andato errando lontano dalla
verità del Signore: ho cercato i comandamenti dell'Altissimo e (in essi) ho proceduto con tutta
la mia forza.
VI.
[1] Osservate, dunque, anche voi, figlioli miei, i comandamenti del Signore, seguendo la verità
con una faccia sola.
[2] Coloro infatti che hanno la doppia faccia sono puniti per due motivi, e perché fanno il male
e perché approvano chi lo fa, imitando gli spiriti dell'inganno e assieme a loro combattendo
contro gli uomini.
[3] Voi, dunque, figlioli miei, osservate la Legge del Signore; non considerate il male come se
fosse bene, ma mirate a ciò che é bene davvero e osservatelo in tutti i comandamenti del
Signore, ad esso volgendovi e in esso trovando la pace.
[4] Le fini degli uomini mostrano la loro giustizia; esse sono riconosciute attraverso gli angeli
del Signore e quelli di Beliar.
[5] Quando infatti l'anima procede inquieta, é tormentata dallo spirito cattivo, al quale ha
servito nelle passioni e nelle opere malvagie.
[6] Ma se é tranquilla, essa riconosce attraverso la gioia l'angelo della pace, che la introduce
nella vita eterna.
VII.
[1] Non siate come Sodoma, che non riconobbe gli angeli del Signore e perì per sempre.
[2] Io so che peccherete e sarete consegnati nelle mani dei vostri nemici; la vostra terra sarà
devastata, i vostri santuari distrutti, voi dispersi ai quattro angoli della terra; e sarete nella
diaspora disprezzati come acqua inutile,
[3] finché l'Altissimo visiterà la terra, venendo egli stesso, come uomo fra gli uomini,
mangiando e bevendo]; spezzando tranquillamente il capo del dragone sull'acqua; egli salverà
Israele e tutti i popoli, [Dio in forma di uomo].
[4] Dite, dunque, figlioli miei, anche voi queste cose ai vostri figli: che non Gli disubbidiscano.
[5] Ma io ho saputo che voi disubbidirete certamente, che certamente commetterete empietà,
non osservando la Legge di Dio, ma i comandamenti degli uomini, (così) perendo per la vostra
malvagità.
[6] Per questo sarete dispersi come i miei fratelli, Gad e Dané i quali non conosceranno più né
la loro terra, né la loro tribù, né la loro lingua.
[7] Ma il Signore vi riunirà per la Sua fedeltà che é fondata sulla Sua misericordia, e inoltre per
amore di Abramo, di Isacco e di Giacobbe".
VIII.
[1] Finito che ebbe di dire queste cose, ordinò loro di seppellirlo a Hebron. Poi morì
addormentandosi di un bel sonno.
[2] I suoi figli fecero quanto aveva loro ordinato: lo portarono a Hebron e lo seppellirono coi
suoi padri.

TESTAMENTO DI GIUSEPPE, UNDICESIMO FIGLIO DI GIACOBBE E DI RACHELE
I.
[1] Copia del testamento di Giuseppe. Quando fu per morire, chiamò i suoi figli e i suoi fratelli
e disse loro:
[2] "Fratelli miei e figlioli miei, ascoltate Giuseppe, l'amato d'Israele, ascoltate vostro padre.
[3] Io ho visto nella mia vita l'invidia e la morte; ma non mi smarrii per la fedeltà del Signore.
[4] Questi miei fratelli mi odiarono, ma il Signore mi amò; essi volevano uccidermi, ma il Dio
dei miei padri mi custodì; mi calarono in una fossa, e l'Altissimo me ne tirò su.
[5] Fui venduto come schiavo, e il padrone di tutte le cose mi liberò; fui preso come
prigioniero, e la Sua mano forte venne in mio soccorso; fui tribolato dalla fame, e il Signore
stesso mi nutrì.
[6] Ero solo, e Dio mi consolò; ero nella malattia, e il Signore mi visitò; ero in prigione, e il
salvatore mi graziò; [in carcere, e mi liberò;]
[7] nelle calunnie, e mi difese; nelle parole amare degli egiziani, e mi protesse; schiavo, e mi
innalzò.
II.
[1] [Questo] il capocuoco del faraone mi aveva affidata la sua casa.
[2] E io mi trovai a lottare contro una donna spudorata, che cercava di indurmi a trasgredire la
Legge insiemecon Lei, ma il Dio di mio padre mi protesse dalla fiamma ardente.
[3] Fui imprigionato, percosso, deriso, ma il Signore mi fece trovare compassione davanti al
carceriere.
[4] Infatti il Signore non abbandona coloro che lo temono né nella tenebra, né nella prigionia,
né nelle tribolazioni, né nelle avversità.
[5] Ché Dio non si vergogna come un uomo, né é vile come un figlio di uomo, né é debole o si
lascia intimorire come un nato dalla terra.
[6] E' presente in tutte le sventure, consola in maniere diverse. Per breve tempo si allontana,
per mettere alla prova la volontà dell'anima.
[7] Mi provò con dieci prove e in tutte io fui paziente, perché la pazienza é una grande
medicina e la costanza dà (agli uomini) molti benefici.
III.
[1] Quante volte l'egiziana mi minacciò di morte! Quante volte, dopo avermi dato ai castighi,
mi richiamava [e mi minacciava]! E poiché non volevo unirmi a lei, mi diceva:
[2]Se ti concedi a me, dominerai su di me e su tutte le cose che sono nella mia casa. Sarai
come il nostro padrone.
[3] Ma io ripensavo alle parole di mio padre e, entrato in camera mia, pregavo il Signore.
[4] Durante quei sette anni digiunai, eppure apparivo all'egiziano come se vivessi nel lusso;
ché coloro che digiunano per amore di Dio, ricevono la bellezza del volto.
[5] Quando il mio padrone era lontano da casa, non bevevo vino, né per tre giorni prendevo il
mio vitto, ma lo davo ai poveri e ai malati.
[6] Mi alzavo presto per il Signore e piangevo per Menfia, l'egiziana, perché mi tormentava
ininterrottamente. Entrava nella mia stanza anche di notte, con la scusa di farmi visita,
[7] e, poiché non aveva figli maschi, fingeva di considerarmi come un figlio.
[8] Per un po' mi abbracciava come un figlio e io non capivo; ma alla fine essa mi spinse verso
l'impudicizia.
[9] Capii e mi addolorai fino alla morte. Quando se ne fu andata, ritornai in me stesso e soffrii
per lei per molti giorni, perché riconobbi la sua astuzia e il suo inganno.
[10] Le dicevo parole dell'Altissimo, per vedere se si liberasse dal suo desiderio cattivo.
IV.
[1] Spesse volte, dunque, mi adulava con le sue parole, dicendo che ero un uomo santo e con
le sue parole lodava astutamente la mia castità di fronte a suo marito, volendo farmi
inciampare quando fossi restato solo.
[2] Pubblicamente mi lodava dicendo che ero casto, ma di nascosto mi diceva: Non temere mio
marito: ché é sicuro anche lui della tua castità, cosicché anche se uno gli dicesse di noi, non ci
crederebbe.
[3] In tutto questo tempo io dormivo per terra e pregavo Dio, che mi proteggesse dalla sua
astuzia.
[4] Ma quando si accorse che non ci riusciva, di nuovo veniva da me, con la scusa della
catechesi, per apprendere la parola di Dio.
[5] E mi diceva:Se vuoi che lasci gli idoli, unisciti a me e io convinco anche mio marito ad
abbandonare gli idoli e procederemo nella legge del tuo Signore.
[6] E io le dicevo che il Signore non vuole che coloro che lo onorano stiano nell'impurità, né si
compiace degli adulteri.
[7] Ma quella insisteva volendo soddisfare la sua passione.
[8] E io digiunavo e pregavo di più, perché il Signore mi proteggesse da lei.
V.
[1] E ancora, un'altra volta, mi dice:Se non vuoi commettere l'adulterio, io ammazzerò mio
marito con un veleno e ti sposerò.
[2] Quando sentii questo, mi stracciai le vesti e le dissi:Donna, vergognati davanti a Dio, e non
commettere questa azione malvagia, per non essere annientata. E sappi che io la dirò a tutti
questa tua intenzione.
[3] Spaventata, mi chiese di non svelarla.
[4] E se ne andò, molcendomi con doni e con ogni genere di cose dilettose.
VI.
[1] Dopo di ciò mi manda un cibo mescolato con un incantesimo.
[2] Quando arrivò l'eunuco che lo portava, alzai gli occhi e vidi un uomo terribile, che mi
porgeva insieme con il piatto una spada: io capii che si trattava di un inganno per farmi
smarrire.
[3] Quando fu uscito, piansi senza gustare né quello né nessun altro dei suoi cibi.
[4] Passato un giorno, venne a trovarmi e, riconosciuto il cibo, mi dice:Che é che non hai
mangiato di (questo) cibo?.
[5] Le risposi:Perché tu l'hai riempito di un incantesimo mortale. E com'é che hai detto che non
ti saresti più avvicinata agli idoli, ma solo al Signore?
[6] Ora sappi che il Dio di mio padre mi ha svelato attraverso un angelo la tua malvagità; per
questo ho serbato la tua vivanda per confonderti, nella speranza che, vista la cosa, tu ti
penta.
[7] Perché poi tu sappia che la malvagità degli empi non ha potere su coloro che onorano Dio
con castità, ecco io ne prendo e ne mangio davanti a te. Detto questo, pregai così:Il Dio dei
miei padri e l'angelo di Abramo mi proteggeranno, e mangiai.
[8] Vedendo ciò, essa cadde in ginocchio ai miei piedi, piangendo. La rialzai e la rimproverai.
[9] Ed essa mi promise che non avrebbe mai più commesso quest'empietà.
VII.
[1] Ma il suo cuore era ancora immerso nella dissolutezza: una volta, lamentandosi, si lasciò
cadere a terra.
[2] Suo marito la scorse e le disse:Perché sei così triste?Gli rispose: Io soffro per un affanno
del cuore e i lamenti del mio spirito mi tormentano. La curò con parole.
[3] Allora piombò nella mia stanza, quando ancora una volta suo marito era fuori, e mi
disse:Io mi impicco o mi butto in un precipizio, se non ti unisci con me.
[4] Io capii che era lo spirito di Beliar che la sconvolgeva; pregato Dio, così le risposi:
[5]Perché ti turbi e ti agiti come cieca in mezzo ai peccati? Ricordati che se ti ucciderai,
Astethò, la concubina di tuo marito e tua rivale, picchierà i tuoi figli e farai scomparire dalla
terra il ricordo di te
[6] Mi rispose: Ecco ora tu mi ami. Mi basta questo, solo che tu ti preoccupi della vita mia e di
quella dei miei figli. Ora spero anche di poter soddisfare il mio desiderio.
[7] Essa non aveva capito che io avevo parlato così per amore di Dio e non per amore suo.
[8] Se infatti uno cade nella passione del desiderio, e ne resta schiavo come lei, anche se
ascolta qualche parola buona contro la sua passione, la prende in funzione del desiderio
cattivo.
VIII.
[1] Dico, dunque, figlioli miei, che era circa l'ora sesta, quando essa sortì dalla mia stanza. Mi
inginocchiai davanti al Signore per tutto (quel) giorno e tutta la notte (seguente). Mi rialzai
all'alba piangendo e invocando la liberazione da quella donna.
[2] Alla fine, essa mi afferrò per il vestito, cercando di trascinarmi con la forza al coito.
[3] Quando mi accorsi che teneva la mia veste come impazzita, corsi via nudo.
[4] Mi calunniò; e suo marito, quando giunse, mi buttò in prigione in casa sua. Il giorno dopo
mi frustò e mi fece trasferire nella prigione del faraone.
[5] Mentre ero in prigione, l'egiziana era tormentata dal dolore. Veniva (alla prigione) e sentiva
come rendevo grazie al Signore, cantavo inni nella casa della tenebra e, dando gloria al mio
Dio con voce gioiosa, stavo contento, perché ero stato liberato dall'egiziana + a motivo +.
IX.
[1] Spesse volte mandò a dirmi:Abbi la compiacenza di soddisfare il mio desiderio, e io ti
libererò dalla prigione e ti farò uscire dalla tenebra.
[2] Ma io non mi piegai verso di lei nemmeno col pensiero, ché Dio ama di più chi digiuna
castamente in una fossa tenebrosa, che chi gozzoviglia con dissolutezza in stanze regali.
[3] Se poi chi vive in castità desidera anche la gloria, e l'Altissimo sa che gli é utile, gli dà
anche tutto questo, come a me.
[4] Quante volte, per quanto malata, essa scese da me nelle ore più impossibili e mi ascoltò
pregare, e io, quando mi accorgevo dei suoi lamenti, tacevo!
[5] [Quando io ero in casa sua] si scopriva braccia, seni e gambe, perché cadessi nelle sue
braccia: era bellissima e si truccava moltissimo per ingannarmi. Ma il Signore mi salvò dalle
sue insidie.
X.
[1] Vedete, dunque, figlioli miei, che efficacia ha la sopportazione e la preghiera accompagnata
dal digiuno.
[2] Così anche voi, se perseguirete con costanza e con umiltà di cuore la castità e la purezza, il
Signore abiterà in Voi, perché ama la castità.
[3] Là dove abita l'Altissimo, anche se gli capitano invidie, di diventare schiavo o di essere
calunniato, il Signore, abitando in lui, non soltanto lo protegge dai mali per amore della sua
castità, ma anche lo innalza e gli dà gloria, come fece con me.
[4] Egli si accompagna a tutti gli uomini o nell'azione, o nella parola o nel pensiero.
[5] I miei fratelli sanno quanto mi amò mio padre, ma non mi inorgoglii nel pensiero, per
quanto fossi un ragazzo. Avevo nel mio cuore il timore del Signore e sapevo che tutte le cose
passano.
[6] Misuravo me stesso ed onoravo i miei fratelli ed é per la reverenza che portavo loro che,
quando fui venduto, tacqui agli ismaeliti di esser figlio di Giacobbe, uomo grande e potente.
XI.
[1] Anche voi, dunque, figlioli miei, abbiate in ogni vostra azione il timore di Dio davanti ai
vostri occhi: onorate i vostri fratelli. Perché chiunque osserva la Legge del Signore, sarà amato
da Lui.
[2] Arrivai insieme con gli ismaeliti nel territorio degli indocolpiti. Mi domandarono se ero
schiavo. E io risposi che ero nato schiavo, per non coprire di vergogna i miei fratelli.
[3] Mi dice il più importante di loro:Tu non sei schiavo, perché lo dimostra anche il tuo aspetto.
Ma io confermo che ero loro schiavo.
[4] Quando arrivammo in Egitto, ci fu una gara intorno a me, per vedere chi sarebbe riuscito a
prendermi pagando di più.
[5] Perciò decisero all'unanimità che restassi in Egitto presso il loro agente, finché non fossero
tornati con altra merce.
[6] Ma il Signore mi concesse grazia agli occhi del commerciante, il quale mi affidò la sua
casa.
[7] E Dio lo benedì per mezzo mio e lo riempì di oro e di argento.
[8] Io restai presso di lui tre mesi e cinque giorni.
XII.
[1] In quel tempo venne Menfi, la moglie di Pentefri, in carrozza e con gran pompa, perché
aveva sentito parlare di me dai suoi eunuchi.
[2] Dice a suo marito riguardo al commerciante:Si é arricchito per opera di un giovane ebreo e
si dice inoltre con certezza che (quest'ebreo) sia stato rapito dalla terra di Canaan.
[3] Ora dunque, intentagli un processo e porta(gli) via il ragazzo per la nostra casa; il Dio degli
ebrei può benedirti, perché in quel ragazzo c'é della grazia celeste.
XIII.
[1] Pentefri si lasciò convincere dalle sue parole e ordinò al commerciante di presentarsi; gli
dice:Che é quello che sento dire di te? che rapisci uomini dalla terra di Canaan e li vendi come
schiavi?
[2] Il commerciante cadde ai suoi piedi e lo scongiurò, dicendo:Ti scongiuro, signore! non so
che cosa dici.
[3] Pentefri gli domandò:Da dove viene lo schiavo ebreo?. Rispose:Gli ismaeliti lo hanno
lasciato presso di me fino a che non torneranno.
[4] Ma (Pentefri) non gli credette e ordinò che fosse spogliato e battuto. Ma poiché quello
insisteva nelle stesse parole, Pentefri ordinò che fosse portato lì il giovane.
[5] Introdotto alla presenza di Pentefri, mi prostrai davanti a lui, perché era terzo in autorità
tra i magistrati del faraone.
[6] Separatomi da quell'altro, mi domanda:Sei schiavo o libero?. E io gli risposi:Schiavo.
[7] Mi domanda: Di chi?. E gli dico:Degli ismaeliti.
[8] Mi domandò: Come sei diventato loro schiavo?. Risposi:Mi hanno comprato nella terra di
Canaan.
[9] Mi disse:E' certo che tu menti. E subito ordinò che fossi spogliato e battuto.
XIV.
[1] Attraverso la porta Menfi mi guardava battere. Mandò a dire a suo marito:Il tuo giudizio é
ingiusto, perché tu castighi il libero che é stato rapito, come se avesse fatto del male.
[2] E poiché io, per quanto battuto, non cambiavo il mio discorso, ordinò che fossi messo in
prigione, finché non fossero venuti, dice, i padroni dello schiavo.
[3] La donna disse a suo marito:Perché tieni in carcere il prigioniero, schiavo, ma nato nobile?
Sarebbe meglio che fosse liberato e al tuo servizio .
[4] Desiderava infatti vedermi per la passione peccaminosa. Ma io non ne sapevo nulla.
[5] Le rispose: Presso gli egiziani non é lecito prendere le cose degli altri prima di una
sentenza,
[6] aveva detto questo nei riguardi del commerciantee lo schiavo deve restare in prigione.
XV.
[1] Ventiquattro giorni dopo arrivarono gli ismaeliti. Avevano sentito dire che Giacobbe soffriva
per me e, arrivati, mi dissero:
[2]Perché hai detto di essere schiavo? Ecco che noi sappiamo che sei figlio di un uomo
importante nella terra di Canaan. Tuo padre fa ancora cordoglio per te, coperto di sacco.
[3] Volevo piangere, ma mi dominai, per non coprire di vergogna i miei fratelli. Dissi loro: Non
so. Sono uno schiavo.
[4] Allora decisero di vendermi, perché non fossi trovato nelle loro mani.
[5] Temevano infatti mio padre, perché non si vendicasse terribilmente di loro. Avevano
sentito dire che era grande presso Dio e presso gli uomini.
[6] Allora dice loro il commerciante:Liberatemi dal processo di Pentefri.
[7] E loro vennero da me a chiedermi di dire che ero stato comprato da loro con danaro,
cosicché quello potesse lasciarli andare.
XVI.
[1] Menfi disse a suo marito che aveva intenzione di comprarmi:Perché Ä diceva Ä sento dire
che lo vendono.
[2a] Allora essa mandò dagli ismaeliti un eunuco a chiedermi in vendita.
[2b] Subito il capocuoco convocò gli ismaeliti e mi chiese in vendita,
[3a] ma non volendo comprarmi, si ritirò dall'affare.
[3b] L'eunuco, fatti dei sondaggi, spiegò alla padrona che per lo schiavo chiedevano un prezzo
troppo alto.
[4] Ma essa mandò un secondo eunuco, dicendo:Anche se vogliono due mine, dategliele. Non
badate al denaro. Solo, comprami quello schiavo e portamelo.
[5] Andò, dunque, l'eunuco, dette loro ottanta pezzi d'oro e mi prese; all'egiziana poi disse che
ne aveva pagati cento.
[6] Ma io, pur sapendo la cosa, tacqui, perché l'eunuco non fosse punito.
XVII.
[1] Vedete, dunque, figlioli miei, quanto ho dovuto pazientare, per non infamare i miei fratelli.
[2] Anche voi, dunque, amatevi tra di voi e nascondete con longanimità le vostre mancanze
reciproche.
[3] Ché Dio si rallegra della concordia tra fratelli e della decisione di un cuore buono che si
compiace dell'amore.
[4] Quando i miei fratelli arrivarono in Egitto, seppero che ero stato io a sottrarre loro il
denaro, che non li avevo rimproverati e che li avevo confortati.
[5] Dopo la morte di Giacobbe, li amai ancora di più e facevo per loro abbondantemente tutto
ciò che desideravano.
[6] Non permettevo che fossero molestati nemmeno nelle più piccole cose: anzi, detti loro
quanto era in mia mano.
[7] I loro figli erano come miei figli e i miei figli come loro servi; la loro anima la mia anima;
ogni loro dolore mio dolore; ogni loro infermità mia malattia; la loro volontà mia volontà.
[8] Non mi innalzai con superbia al di sopra di loro per la mia posizione splendida, ma ero in
mezzo a loro come uno dei più piccoli.
XVIII.
[1] Se, dunque, procederete anche voi nei comandamenti del Signore, Dio vi innalzerà e vi
benedirà con dei beni in ogni tempo.
[2] E se qualcuno vi vuol far del male, voi pregate per lui facendogli del bene e così sarete
liberati dal Signore da ogni male.
[3] Ecco, vedete come io attraverso la mia umiltà e la mia pazienza abbia potuto avere in
moglie la figlia del sacerdote di Eliopoli e assieme a lei mi furono dati cento talenti d'oro.
Inoltre il Signore fece sì che (la gente di Eliopoli) mi fosse sottoposta.
[4] E ancora: il Signore mi concesse la bellezza al di sopra di tutti i belli di Israele e mi ha
conservato fino alla vecchiaia nella forza e nella bellezza. Ero in tutto simile a Giacobbe.
XIX *.
[1] Ascoltate, figlioli miei, i sogni che vidi.
[2] Dodici cervi pascolavano e nove furono dispersi su tutta la terra; accadde lo stesso agli altri
tre.
[3] Vidi che tre cervi erano diventati tre agnelli. Gridarono al Signore e il Signore li condusse in
un posto ricco di vegetazione e di acqua: li aveva portati dalla tenebra alla luce.
[4] E qui gridarono al Signore finché non si riunirono a loro i nove cervi e tutti diventarono
come dodici pecore. In breve tempo si moltiplicarono e divennero grossi greggi.
[5] Dopo guardai (ancora): ed ecco dodici tori che succhiavano il latte a una sola vacca; la
quale col suo latte faceva un mare. Da esso bevevano i dodici greggi ed altri greggi
numerosissimi.
[6] Al terzo toro le corna crebbero fino al cielo, e divennero come una muraglia per i greggi. In
mezzo alle due corna ne era spuntato un terzo.
[7] Vidi un vitello che dodici volte fece il loro giro e fu di salvezza a tutti quanti i tori.
[8] E vidi che [da Giuda nacque una vergine vestita di bisso, e da essa] nacque un agnello
[senza macchia] e alla sua sinistra stava [come] un leone. Tutte le bestie lo assalivano, ma
l'agnello le vinse e le distrusse calpestandole.
[9] Di lui si rallegravano gli angeli, gli uomini e tutta la terra.
[10] Queste cose avverranno al loro tempo, negli ultimi giorni.
[11] Voi, dunque, figlioli miei, osservate i comandamenti del Signore: onorate Levi e Giuda,
perché da loro sorgerà la salvezza d'Israele.
[12] Il mio regno in mezzo a voi finirà, come la capanna che il contadino si fa nei campi al
tempo del raccolto e che dopo il raccolto é distrutta.
XX.
[1] So che dopo la mia morte gli egiziani vi angarieranno, ma Dio vi vendicherà e vi condurrà
alle promesse dei vostri padri.
[2] Voi porterete con voi le mie ossa, perché se le mie ossa saranno riportate là, il Signore
sarà con voi nella luce e Beliar starà con gli egiziani nella tenebra.
[3] Quanto ad Aseneth, vostra madre, portate (anche lei) e seppellitela vicino a mia madre
Rachele [presso l'ippodromo]".
[4] Dette queste parole e stese le gambe, si addormentò di un bel sonno.
[5] Tutto Israele e tutto l'Egitto fecero per lui un grande cordoglio.
[6] Quando i figli di Israele uscirono dall'Egitto, raccolsero le ossa di Giuseppe e le portarono
con sé. Lo seppellirono a Hebron insieme con i suoi padri. Gli anni della sua vita furono
centodieci.

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